Tableau vivant a “Rocca delle arti”

La manifestazione “La Rocca delle Arti” nata nel duemilanove con l’obiettivo di far rivivere i ricordi e le tradizioni di un tempo attraverso esposizioni di lavori artigianali e gastronomia locale è giunta alla sua decima edizione. Per tre sere il centro cilentano di Roccagloriosa si popola di visitatori incuriositi non solo dalla tipicità locale ma dall’arte e dalla cultura che nel corso degli anni ha espresso significative realtà. Ieri sera, seconda serata, sono stato colpito dalla messa in scena di “Tableau vivant” della compagnia teatrale Malatheatre di Napoli.

 

Nella chiesa del Rosario mi ha rapito la musica e trasportato in un mondo fantastico, dove arte pittorica e arte teatrale si sono sovrapposte gradatamente fino a coincidere in maniera perfetta.

Tableau vivant è un’espressione francese che significa  «quadro vivente» e, in arte, descrive uno o più attori o modelli d’artista opportunamente mascherati a rappresentare una scena come in un quadro vivente. Un’antica tecnica settecentesca caduta in disuso, recuperata grazie all’intuito e alla sensibilità di Ludovica Rambelli.

Per tutta la durata della “visione”, le persone non parlano e non si muovono. L’approccio si sposa così con le forme d’arte del palcoscenico con quelli di pittura o della fotografia. 

 

Le opere rappresentate sono di Caravaggio. 

Guardando le opere di Caravaggio è difficile non pensare alla fotografia.

 

I due elementi della pittura di Caravaggio sono la luce e il buio. Il contrasto tra luce e oscurità non crea dissonanza, piuttosto i due elementi opposti si complementano, mettendo in evidenza un fatto importante: la luce diventa protagonista del messaggio del pittore. Lo sfondo non esiste più. Ci troviamo davanti a un chiaroscuro enigmatico e inquietante che sollecita l’anima. La luce non è meramente fisica, ma ha valenza allegorico-simbolica, la sua funzione è quella di evidenziare il sacro e il profano come non aveva mai fatto nessun altro pittore. La luce di Caravaggio è la luce del realismo.

Michelangelo Merisi visse la pittura con la consapevolezza di un visionario, e con la sua interpretazione della tecnica del chiaroscuro e dei suoi sapienti giochi di luce, anticipò  gli effetti speciali che oggi si creano nelle produzioni fotografiche e cinematografiche. Di vitale importanza nella produzione artistica del Caravaggio fu la musica. Ad esempio, nel Suonatore di liuto vi è uno spartito musicale che è stato identificato come un madrigale dal titolo Voi sapete ch’io v’amo composto dal musicista franco-fiammingo Jacob Arcadelt e presente nel fortunatissimo e diffusissimo libro Primo libro di madrigali, pubblicato a Venezia intorno al 1539. 

Gli attori della compagnia teatrale Malatheatre di Napoli hanno dimostrato una preparazione tecnica e una sensibilità artistica degna di nota. Ad ogni cambio di scene, il numeroso pubblico presente, ha manifestato approvazione con forti scrosci di applausi.

Una realtà quella di “Rocca delle arti” che investendo in arte, cultura e musica, riesce a far vibrare l’anima. Un prezioso contributo per la promozione del nostro territorio.

Lo spettacolo, realizzato dalla compagnia napoletana Malatheatre, ha qualcosa di magico…trasporta in un mondo antico. Una cultura da riscoprire.

Il cesto di frutta nel quadro, simboleggia la Chiesa, e Caravaggio, mettendola in bilico sulla mensola, mentre tende verso lo spettatore, allude alla volontà da parte del clero di volersi offrire all’umanità; allo stesso modo, anche i frutti non sono stati scelti casualmente, ma sono degli elementi simbolici citati nel Cantico dei Cantici.

Le foto delle opere sono state prese dalla pagina della compagnia.

 

Con la stima di sempre…


Angelo RISI

 

 

 

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