NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE UNA NON LAUREATA SIA MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

 

 

Non griderei allo scandalo per la non laureata Valeria Fedeli neo ministra della Pubblica Istruzione in quanto non è la prima volta nella storia Repubblicana che tale ministero viene affidato ad una non laureata. Già la senatrice Franca Falcucci, prima donna a capo dell’istruzione, ricoprì tale incarico dal 1° dicembre 1982 al 28 luglio 1987.

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La Falcucci di professione insegnante, diede la svolta decisiva impressa all’integrazione degli alunni disabili che portò all’inserimento nelle classi normali di quei ragazzi svantaggiati. Una coraggiosa rivoluzione culturale e sociale di portata storica.

Diede inizio alla riforma della scuola elementare (poi varata alcuni anni dopo con la soluzione dei moduli) si scontrò con il suo stesso partito (democrazia cristiana) e con il maggiore sindacato del settore.

Chi ha voglia di approfondire l’operato della Ministra-insegnante troverà in rete tutto ciò che è storia.

Ho voluto evidenziare la Franca Falcucci perchè pur non essendo laureata ricoprì degnamente l’incarico conferitogli scrivendo una pagina storica della scuola pubblica italiana.

Che poi tutti gli altri ministri-laureati in varie discipline abbiano “condotto” la Scuola a quello che è oggi…beh…troppo ci sarebbe da dire.

Un aforisma di George Stanley McGovern recita:“Più lungo il titolo, meno importante il lavoro”

Chiaramente non è mio costume generalizzare…ma ritengo che, a parte il titolo che nessuna norma obbliga ad avere, sono necessarie delle competenze per ricoprire qualsivoglia incarico.

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Penso che la neo ministra Valeria Fedeli-sindacalista e assistente sociale sia nel posto giusto e al momento giusto. Auspico un proficuo lavoro al fine di lasciare l’impronta delle sue competenze nella scuola pubblica italiana.

Con la stima di sempre!

Angelo RISI

 

 

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AL TERZO REFERENDUM CONFERMATIVO DELLA STORIA REPUBBLICANA…L’ITALIA HA DETTO “NO”

 

 

 

Il due giugno millenovecentoquarantasei si tenne il Referendum Istituzionale: a favore della Repubblica si espressero dodici milioni e mezzo di elettori, mentre i sostenitori della Monarchia furono circa dieci milioni e mezzo. Lo stesso giorno si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente, che si riunì per la prima volta il venticinque giugno dando inizio ai lavori per redigere materialmente la Costituzione Italiana. Fin dai primi giorni ci fu un lungo dibattito politico su cosa…e come…scrivere nell’articolo uno. Ognuna delle parti politiche principali (socialista, comunista, cattolica, liberale, populista) voleva dare una “impronta” propria alla Costituzione imprimendo i suoi principi preferiti proprio nell’articolo uno. La discussione impegnò per mesi tutti i capi dei partiti e tutti i costituzionalisti più importanti. Spunto fu preso dalla Costituzione Americana, da quella Francese e quella dei Paesi Bassi. Si convenì di imprimere quanto segue:

“ L’italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

La Costituzione della Repubblica Italiana consta di centotrentanove articoli e relativi commi; è la legge fondamentale e fondativa dello Stato Italiano. Fu approvata dall’Assemblea Costituente il ventidue dicembre millenovecentoquarantasette e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il ventisette dicembre millenovecentoquarantasette. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.298 edizione straordinaria del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il primo gennaio millenovecentoquarantotto.

Tralasciando tutto ciò che è storia…ho cercato di capire come e quando si può modificare la Costituzione e…quante volte è stata “ritoccata”.

L’iter legislativo per cambiarla, ovvero per approvare le leggi costituzionali è abbastanza complesso: la stessa Costituzione prevede che il suo testo si possa cambiare solo con un ampio consenso parlamentare e con tempi che permettono di analizzare le conseguenze del cambiamento.

Per ogni legge costituzionale è prevista prima un’approvazione in “prima lettura” da entrambe le Camere del Parlamento. Il testo approvato dalle due camere deve essere identico: quindi se il testo viene approvato dalla Camera dei Deputati e poi il Senato lo approva ma con modifiche, allora deve ritornare alla Camera per altra approvazione. Dopo la “prima lettura”devono trascorrere tre mesi prima che il testo torni a tutte e due le Camere per essere nuovamente approvato, sempre nella stessa forma e con una maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Se viene approvata con la sola maggioranza assoluta il testo è solamente pubblicato per essere sottoposto a Referendum Confermativo, al cui esito positivo seguirà la promulgazione e l’entrata in vigore della legge.

Dal millenovecentoquarantotto sono novantuno le leggi costituzionali promulgate, e di queste solo alcune hanno riguardato la sua revisione. L’ultima nel duemiladodici, sotto il governo Monti con l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione. Prima di oggi…in due soli casi c’è stato il ricorso al Referendum Confermativo: nel duemilauno per la riforma del titolo V che fu approvata dopo la vittoria del “SI” alla consultazione popolare e nel duemilasei per la riforma della seconda parte della Costituzione approvata in Parlamento dalla maggioranza dell’allora governo Berlusconi ma bocciata al Referendum Confermativo.

Conservato…(perchè non modificabile la prima parte della Costituzione) l’articolo uno… che i nostri padri costituenti in virtù di diritti inviolabili dell’uomo esplicitamente scrissero:

“L’italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

Questo articolo racchiude e dovrebbe racchiudere tutto lo spirito e gli ideali, tutte le speranze e le aspettative di un popolo.

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Il quattro dicembre per la terza volta nella Storia Repubblicana gli Italiani vengono chiamati alle urne per un Referendum Confermativo, ossia esprimere il proprio consenso o dissenso alla modifica di alcuni punti della Costituzione.

Ogni qualvolta il popolo viene chiamato ad esprimersi prende atto della crisi politica dei “Palazzi” e gli si inorgoglisce il petto. Comprende l’importanza del suo voto…della sovranità…esprime cio’ che sente tra “pancia” e “testa”…passando per il “cuore”.

Con questo Referendum l’Italia ha detto “NO”.

Le motivazioni del dissenso alle modifiche da apportare alla Costituzione Italiana sono da ricercare, a mio avviso, nella “distanza” tra la politica del “palazzo” e i bisogni del popolo, nella poca “trasparenza”, nella “confusione” delle modifiche proposte.

Il popolo dice NO quando perde la fiducia nei suoi rappresentanti e nelle Istituzioni…quando confida in se stesso e nel suo “potere”.

E’ pur vero che viviamo una crisi economica …ma non di valori. Il popolo è più intelligente di quanto alcun governanti pensano.

Sono convinto che se vi era più trasparenza, più informazione, più legittimità…l’Italia sarebbe stata d’accordo a far modificare la sua Carta Costituzionale…ma la presunzione, lo “strapotere” e l’arroganza di taluni ha stancato il POPOLO…per questo è diventato SOVRANO e ha detto NO.

Mi piace salutarvi con un aforisma di Miguel De Cervantes : “L’onestà è la miglior politica”.

Con la stima di sempre

Angelo RISI

 

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TERREMOTO: L’ITALIA LACERATA NEL SUO “CUORE”

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Come se non bastasse l’uomo con tutto il suo da fare a complicare la sua esistenza e quella degli altri…e i tempi che portano a sopravvivere anziché vivere…ci si mette la natura con le sue leggi.

Come poter restare spensierati o allegri quando l’Italia trema?

Anche stamane appena sveglio ho letto di scosse di terremoto che hanno interessato gran parte del Bel Paese.

La situazione ormai è nota a tutti…uno sciame sismico interessa l’intera penisola. Almeno ventiquattro milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico. La zona dell’Italia centrale colpita e’ riconosciuta come ad alto rischio del resto come la quasi totalita’ del sud.

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Il mio pensiero va alle tante persone che hanno vissuto e vivono momenti indimenticabili. Momenti con cui bisogna imparare a convivere…si convivere…in quanto la paura va affrontata…attraversata…esattamente come il dolore.

Chi scrive ha vissuto il terremoto dell’ottanta…allorquando una domenica sera la terra decise di tremare…indelebili sono quei momenti…con cui ho convissuto e convivo tutt’ora.

E’ con questa consapevolezza che provo a dare conforto e speranza a chi si trova oggi a dover conoscere la prima volta la “bestia terremoto”…evento naturale si…ma che per l’atrocità chè è in se…(un cataclisma non ha anima)…spazza via tutto: case, monumenti, storia, sogni e speranze umane.

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Inutile sono le polemiche in questi momenti. L’uomo per quanto voglia prevedere e fortificarsi …e costruirsi alloggio sicuro…ha sempre dei “limiti”. La natura è suprema…essa decide ciò che va preso…è misteriosa…è selettiva.

Come poter essere allegri quando realizzi che sei solo una presenza temporanea in un mondo che vive di eternità?

In questi momenti ci sente inutili…smarriti…svuotati…annientati…pertanto è naturale essere tristi.

E’ necessaria una presa di coscienza della situazione, come è necessario acquisire la consapevolezza di ciò che siamo e per cui viviamo.

Occorre prepararsi a questi eventi …auspicando di non viverli mai…ma che possono succedere.

Occorre rispettare la natura e le sue leggi…convivere con essa, non sostituirla…infine confidare in lei per la sua potenza soprannaturale.

Bisogna avere la forza di superare la tristezza e alzare gli occhi al cielo…dopotutto domani è un altro giorno da vivere.

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Esprimo la mia vicinanza a quanti vivono questi momenti di tristezza e all’Italia Intera lacerata nel suo “cuore”.

Un Abbraccio, con la stima di sempre!

Angelo RISI

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CELLE DI BULGHERIA E VELIKI PRESLAV UNITI ANCHE DALLA BICI. UN VIAGGIO DI 1333 KM SU DUE RUOTE

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Dopo il gemellaggio tra Celle di Bulgheria e la città Bulgara di Veliki Preslav avvenuto lo scorso giugno, continuano gli scambi culturali tra le due comunità…questa volta un viaggio in bici suggellerà altresì il patto di fratellanza.

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Un gemellaggio che va oltre le istituzioni e che coinvolge direttamente i cittadini. L’undici ottobre dalla piazzetta Alzeco di Celle di Bulgheria partirà la prima delle sette tappe che vedranno protagonisti sei ciclisti campani decisi a percorrere i 1.333 km che li separano dalla città bulgara attraversando il sud Italia e Grecia, fino a raggiungere il cuore della Bulgaria.

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“Sarà un viaggio in bicicletta carico di significato – sottolinea il sindaco di Celle di Bulgheria Gino Marotta – che vuole rafforzare i legami veri tra le due comunità, un rapporto di amicizia e fratellanza tra i due Comuni che è iniziato in aprile in Bulgaria, con la firma del patto di gemellaggio, e proseguito in Italia nel mese di giugno di quest’anno con la cerimonia di svelamento della statua del principe Alzeco a noi donata dal popolo bulgaro”.

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I 1.333 km sui pedali, oltre che a stabilire un ponte ideale tra le due cittadine, rappresenteranno anche un momento di alta visibilità internazionale per il territorio cilentano e per il movimento cicloturistico su cui il progetto “ViviAmo Camerota e il Cilento”, messo in campo dalla Amministrazioni di Camerota, Ascea, Roccagloriosa, Celle di Bulgheria, Sanza, Piaggine e Rofrano, punta fortemente in quanto elemento di diversificazione dell’offerta turistica, di fruizione lenta e rispettosa dei luoghi.

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A prendere parte all’iniziativa saranno Silvana Federico (Asd Cilento Bike Ciclidea), Nicola Mazzeo (Bike Team solo Per Passione), Domenico Barone (Spes Alberobello), Mariano Russo (Team ciclismo sorrentino), Diego Barone Lumaga (Globosurf Team – Biciclette Marzano), Gerardo De Conte (Gruppo sportivo Fontanavecchia).

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Dal punto di vista tecnico le sette tappe saranno molto impegnative sia dal punto di vista chilometrico che altimetrico ma nessuno dei partecipanti ha particolari timori visto che si tratta di ciclisti con grande esperienza su lunghe distanze e che, in questi primi nove mesi del 2016, hanno macinato complessivamente 72.000 km. Nel dettaglio ecco le partenze ed arrivi:

martedi 11 ottobre tappa 1: Celle di Bulgheria – Metaponto km 198

Caselle in Pittari km 25 – Montesano S.M. km 55 – Moliterno km 80 – S. Arcangelo km 125 – Montalbano Jonico km 160 – Metaponto km 198

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mercoledi 12 ottobre tappa 2: Metaponto – Brindisikm 130(nella notte trasferimento in Grecia con traghetto)

Massafra km 40 – Martina Franca km 70 – Ostuni km 95 – Brindisi km 130

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giovedi 13 ottobre 3 Tappa : IGOUMENITSA – KOZANI km 256 mt 4386 dsl

Neraida – Soulopoulo km 66 – Ioannina km 88 – Kardamitsia km 97 – Spothi km 112 – Kipoureio

km 186 – Grevena km 208 – Kozani.

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venerdi 14 ottobre 4 Tappa: KOZANI – NEO PTRITSI km 233 mt 1542 dsl

Veroia km 62 – Koufalia km 113 – Ryzia km 132 – Kastanoussa km 200 -Neo Petritsi.

 

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sabato 15 ottobre 5 Tappa: CHUCHULIGOVO – PLOVDIV km 215 mt 3350 dsl

Gorno Spanchevo km 20 – Dolno Dryanovo km 73 – Dospat km 107 – Batak km 158 – Peshtera

km 172 – Plovdiv

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domenica 16 ottobre 6 Tappa: PLOVDIV – VELIKO TARNOVO km 178 mt 1860 dsl

Banya 50 km – Kalofer 65 km – Manolevo 75 km – Dunavtsi 95 km – Shipka 100 km – Palauzovo

km 130 – Tsinga km 150 – Veliko Tarnovo km 178

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lunedi 17 ottobre 7 Tappa: VELIKO TARNOVO – VELIKI PRESLAV km 123 mt 1415 dsl

Kozarevets km 20 – Kesarevo km 35 – Moravitsa km 50 – Yastrebino km 60 – Kamburovo km 70 –

Kozma km 85 – Targoviste km 100 – Kralevo km 115 – Veliki Preslav km 123

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Grande è l’interesse per la pedalata anche in Bulgaria dove la città di Veliki Preslav è in trepidante attesa per l’arrivo dei ciclisti, e gli amici che già sono stati numerose volte a Celle si preparano ad accogliere gli ospiti con un comitato di benvenuto a testimonianza dei rapporti sempre più solidi tra le due comunità.

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Foto di Anna Ida Guida, Raffaele Carelli e Vito Sansone

Un plauso alle amministrazioni e alle istituzioni Italiane e Bulgare per la proficua collaborazione e la validità del progetto. Un fraterno abbraccio a tutta la cittadinanza di Veliki Preslav. I miei più sentiti auguri di buon viaggio ai ciclisti.

Con la stima di sempre!

Angelo RISI

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TOUR CAMPANO RIFIUTI ZERO ED OLTRE – ENERGIA ALIMENTAZIONE AGRICOLTURA (TAPPA DI CELLE DI BULGHERIA)

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Nell’aula consiliare del Comune di Celle di Bulgheria si è svolto un interessante convegno sulla tematica dei rifiuti ed in particolare sull’ambizioso progetto dei rifiuti zero. In aula il professore Paul CONNETT, Lucio RIGHETTI e la dirigente scolastica Maria De BIASE.

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L’incontro è stato organizzato dal dr. Antonio GUIDA, Alessandra GUIDA e Anna Ida Guida, a cui va il mio plauso per l’impegno e la validità dell’iniziativa.

Il sindaco Gino MAROTTA ha accolto e salutato l’assemblea.

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In apertura dei lavori la dirigente scolastica Maria DE BIASE ha ricordato le sue origini native, la “terra dei Fuochi”, dove sono iniziate le sue “battaglie” per contrastare gli “scempi ambientali” che hanno determinato un alto tasso di mortalità a causa tumori..ma questa è storia nota a tutto il mondo. La DE BIASE che da anni dirige Istituti comprensivi del nostro territorio cilentano ha adeguato i programmi scolastici …educando al rispetto dell’ambiente mediante il “riciclo” e ad una corretta alimentazione mediante l’introduzione dell’eco-merenda.

Maria De Biase, è già vincitrice del premio “Civi Europeo” riconosciuto dal Parlamento Europeo tra tutti coloro che si sono particolarmente distinti nell’ambito delle proprie attività nella promozione dei valori segnalati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, con la menzione dedicata alla sua attività con cui “porta avanti un progetto che supporta i valori della protezione ambientale e dei diritti dei minori a ricevere le attenzioni e la protezione necessaria per il loro benessere così come previsto dalla suddetta Carta”.

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La DE BIASE ha appena evidenziato le attività scolastiche che svolge al fine di sensibilizzare le menti giovani ..ad acquisire consapevolezza di un vivere sano …per poi passare la parola al professore Paul CONNETT che opportunamente tradotto da Lucio RIGHETTI ha dettagliato i dieci punti del suo progetto.

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Paul Connett, Professore emerito di Chimica ambientale all’Università Saint Lawrence di Canton, New York, sta girando l’Italia in lungo e in largo, incontrando i cittadini uniti dalla volontà di trasformare le proprie comunità a partire dai rifiuti, con una gestione sostenibile che escluda l’opzione dell’incenerimento.

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E’ inutile che vi stia ad elencare i punti del progetto…chi vuole approfondire troverà in rete tutto il materiale possibile. Comunque al di là della condivisione o meno del progetto…è necessaria una presa di coscienza da parte di tutti…nel rispetto dell’ambiente e del vivere sano. Diventa indispensabile tutelare i nostri territori e l’intero pianeta…dove una crescita smisurata di rifiuti … sta creando una non vivibilità…e addirittura luoghi di morte.

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Mi è rimasta impressa una citazione del professor CONNETT che recita: “dalle mani al cervello”…personalmente la modifico in “tra le mani e il cervello vi è il cuore”… dobbiamo mettere il cuore in ogni nostro comportamento…lasciare l’egoismo e pensare che la terra è dei nostri figli…dobbiamo tutelarla, proteggerla e amarla.

Meno inquiniamo meglio viviamo e più amiamo.

Un abbraccio a tutti con la stima di sempre!

Angelo RISI

Riproduzione Vietata

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PAGANI – TERZA EDIZIONE “RITRATTI DI TERRITORIO” …PRESENTE IL CILENTO

Si è conclusa a Pagani la terza edizione di “Ritratti di territorio“, la manifestazione culturale che annualmente premia coloro che si sono distinti nelle varie attività di appartenenza, riconoscendo il loro impegno lavorativo, di carattere sociale e artistico-creativo.

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 “Dio è nel particolare”. Questo è stato il claim della terza edizione di “Ritratti di Territorio”, il premio ideato, nel 2014, da Nunzia Gargano in occasione dei suoi venti anni di giornalismo e l’editore  Edizioni dell’Ippogrifo Francesco Ciociano (partner del Premio). Patrocinato dal Mug (Movimento unitario giornalisti), dall’Assostampa “Valle del Sarno”, dall’associazione “Amici di Villa Calvanese”, l’evento quest’anno ha ricevuto anche l’appoggio del Cpfc (Consorzio produttori florovivaisti campani).

 

 

La serata di gala condotta dal giornalista Giuseppe Candela si è articolata in due momenti:la premiazione di vari personaggi del mondo dello sport, della scuola, del sociale, del giornalismo, teatro e cinema che nel corso dell’anno hanno costruito e sviluppato programmi ed interessi innovativi come: Mimmo Ruggeri, Nino Cesarano, Vincenzo La Femmina, Cloris Brosca (attrice di teatro stabile La Locandina), Gianfranco Nappi (ass. dell’Agricoltura), Roberto Rubino( Ricerca zootecnica) Antonio Lubritto ( settore agroalimentare), il Professore Sacchi ( ricerca musica e Cibo), Gianni Ferramosca ( scrittore territorio e cibo del Cilento), Michelangelo Marsicani ( produttore di Olio EVO9, Eugenia Carfora ( preside della scuola di Caivano), Gruppo musicale Gentleman, l’attore Mario Porfito (ambasciatore Unicef), Rossella Russo ( moda e cucito creativo), Giuseppe Giorgio e Tommaso Esposito (giornalisti di autorevoli di Testate giornalistiche), Mauro Forte ( il Territorio raccontato dal suo Pulcinella), Raffaella Cardarotoli (Violoncellista), Antonella Morea ( attrice cinema e teatro), Renato Giordano ( oncologo), Anna Mazza (attrice teatrale), Myriam Lattanzio. Un secondo momento ha previsto la degustazione enogastronomica dedicata alla valorizzazione di chef, produttori e ristoratori campani.

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Un incontro per interagire, scoprire le realtà, evidenziare le competenze,  proporre idee, far emergere le “eccellenze” dei nostri territori ed insieme “progettare” un futuro.

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Un plauso va a Nunzia Gargano e alle Edizioni dell’Ippogrifo Francesco Ciociano  che con questo evento evidenziano la “cultura”, le “competenze”, le“professionalità”, le “eccellenze” … ma soprattutto  l’amore per la nostra terra.

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Detto questo, è doveroso da parte mia congratularmi per il giusto riconoscimento con Nicolangelo Marsicani (produttore)  per  la professionalità e l’impegno  ..è grazie a queste “qualità”  che si parla di Olio Dop Cilentano.

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Un saluto ai “cilentani” che sono stati presenti alla manifestazione, a Davide Mea, Augusto Notaroberto, Francescantonio Cavalieri, Francesco Ciociano, Nicolangelo Marsicani e alle consorti. Una degna rappresentanza degli Imprenditori Cilentani… credetemi ..loro ci mettono il cuore in tutto ciò che fanno.

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Consentitemi in ultimo di congratularmi con il fraterno amico Gianni Ferramosca…lo so, sono di parte…perchè quando si vuole bene si è sempre di parte. Ma siamo entrambi figli di questa terra cilentana…”a volte dolce, a volte aspra…”e come questa terra così è il nostro rapporto. Capita di scontrarci su alcuni punti ma ci accomuna l’amore per essa… e per essa superiamo tutto. Ci unisce la voglia di “crescere”… di far “crescere” questi nostri territori… che hanno bisogno di acquisire “consapevolezza” … di apprendere nella “tradizione” ma “proiettarsi” in un futuro di “innovazione”.

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Gianni è l’unico che riesce a stancarmi… è sempre curioso… fa mille domande… vuole andare dappertutto. Spesso siamo in tre in questo rapporto amicale: io, lui e la macchina fotografica. E’ avido di “sapere”… di “conoscere”. Anche quando siamo a tavola… per lui non è un semplice pasto…ma un “viaggio” nel cibo…nei sapori, negli odori…una continua “ricerca” del “gusto”. Già il gusto… è proprio il “buongusto” che più di tutto mi lega a lui. Il buongusto, nel significato letterale del termine: “Attitudine dello spirito e dei sensi ad apprezzare le cose belle o buone; inclinazione a rifuggire da grossolanità, esibizionismi o manifestazioni violente, delicatezza.”

A te Gianni, a te Stefania e a Voi tutti giunga il mio fraterno abbraccio.

Con la stima di sempre!

Angelo RISI

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LETTERA … AL MIO CINQUANTATREESIMO COMPLEANNO

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Ogni anno il dieci settembre è il mio compleanno.

Sicuramente in questo giorno sono nati in tanti…

a proposito AUGURI anche a VOI.

Il tempo si sa è il “ticchettio” dell’orologio che “scorre” inesorabilmente.

Ma….

che siano passati cinquantatre anni ….

a me poco importa.

Importa come mi sento.

Importa quanto ho amato e quanto amo.

Importa la Famiglia e gli Amici.

Importa che…ho ancora altre cose da fare e da dire.

Importa che non mi voglio fermare.

Importano gli anni che verranno.

Importa “sfatare” il “tempo”.

Vi abbraccio virtualmente e vi saluto con una frase di Bob Dylan …”and may you stay forever young ( e si può rimanere sempre giovani)”.

AUGURI A ME E A VOI TUTTI !

Angelo Risi

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FRECAGNOLA 2016…AMORE PER LA PROPRIA TERRA E LE SUE TRADIZIONI

 

La fine dell’estate ci regala uno degli appuntamenti più significativi del territorio Cilentano, la “Fiera della frecagnola” a Cannalonga. Definirla “fiera” è riduttivo, in quanto costituisce un vero “patrimonio culturale” per il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni. Le prime notizie si riscontrano nel millequattrocento, in passato si svolgeva a dicembre in occasione della festività religiosa di Santa Lucia, oggi, invece, si tiene nella prima metà del mese di settembre.

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La “tradizione” vuole che tale “fiera” era un momento di “aggregazione” per i pastori provenienti da tutto il circondario per concludere “l’affare”. La scelta dei capi migliori da acquistare era necessaria per accrescere in termini “qualitativi” il proprio gregge.  La compra-vendita spesso si protraeva per diversi giorni, “mercanteggiando” si otteneva l’esito sperato. La fine delle “trattative” si “suggellava” con un momento conviviale, un “banchetto” a base di salumi, formaggi e “capra bollita” a cui prendevano parte tutti.

In tal modo la naturale vocazione agricolo-pastorale di Cannalonga si tradusse in un connubio indissolubile fra commercio e tradizione

E’ proprio la capra bollita (crapa vudduta)  proposta secondo l’antica ricetta il piatto tipico della manifestazione.

Oggi, la Fiera non ha più lo scopo della compra-vendita di animali ma ha conservato l’antica “tradizione” della convivialità.

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Ho vissuto la serata di apertura dell’edizione 2016 che si terrà dal sette all’undici settembre. Encomiabile l’intervento del Presidente del PNCVDA – Tommaso Pellegrino, che ha tenuto dopo aver ricevuto le “chiavi della frecagnola 2016”, onorificenza consegnata dal Sindaco, quale attestato di stima  per l’impegno civile e il rispetto delle tradizioni locali.

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L’evento tanto amato dai residenti, dai turisti e dai visitatori che provengono dai Comuni limitrofi e non solo, è l’occasione per riscoprire e rivalutare il territorio, le attività produttive enogastronomiche locali oltre che far conoscere appieno le risorse culturali e monumentali che possiede l’abitato di Cannalonga.

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L’evento è pensato come un vero e proprio cammino enogastronomico, culturale e fieristico laddove percorrendo le vie principali del paese si assaporano vini locali e prodotti tipici messi a disposizione dai produttori locali, si osserva la capacità creativa dell’artigianato e si ascolta musica dal vivo.

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Spettacoli folkloristici e proiezioni, allestimenti d’arte e immagini fotografiche fanno da cornice alla manifestazione e arricchiscono e allietano il viaggio ideale del visitatore tra i segreti delle attività silvo-pastorali e i sapori nostrani.
Lo scopo è, non solo quello di promozione turistica di un territorio non ancora valorizzato e sfruttato nel pieno delle sue potenzialità ma, soprattutto quello di aggregazione sociale, della riscoperta del piacere di stare insieme, della sensibilizzazione ambientale e di risvegliare l’amore per la propria terra e le sue tradizioni.

Ringrazio di cuore l’amico Vito Sansone e Rebecca Brandi per avermi accompagnato in questo “viaggio cilentano”.

Con la stima di sempre.

Angelo RISI

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FERTILITY DAY…UNA CAMPAGNA INFERTILE

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Credevo di aver sentito e visto quasi tutto in questa nostra Patria…mi accorgo di aver udito poco e visto niente…

Mi chiedo come è possibile far finta di niente..ignorare…o peggio ancora non ribellarsi ..alle “umiliazioni” di un Ministro della Salute che parla di Fertility Day…quasi un “monito” a chi per “sciagura” combatte con la sterilità o infertilità. Lei, con grande “leggerezza” entra nello specifico..”curarsi per procreare”…per fare dei figli…perché la Nazione ha bisogno di figli. Nessun distinguo tra la infertilità della donna o dell’uomo (coppia)…no bisogna fare dei figli….ma si sa da che mondo e mondo è la donna a partorire…ne consegue quasi che se è il marito infertile, la donna potrebbe essere “inseminata”. Nel caso sia la moglie sterile il marito potrebbe essere un “inseminatore”. Come scriveva Machiavelli: “il fine giustifica i mezzi”.

Da informazioni assunte mi risulta che in Italia nel 78,6% dei casi la coppia non è sterile ma “ipofertile” o “subfertile” e cioè ha difficoltà a concepire ma non le è preclusa la possibilità di essere genitori. Nel restante 21,4% la coppia, invece, è sterile per cause imputabili all’uomo nel 5,9% dei casi o alla donna nel 15,9%.

Il nostro Ministro alla Salute ha così dichiarato:

“Ciò che ci interessa è poter fare prevenzione per permettere alle persone di avere un figlio quando decidono di averlo. Il 15% delle persone in età fertile ha problemi di fertilità che crescono con il passare degli anni. La campagna deve ancora partire e non abbiamo nessun problema a migliorare la comunicazione se necessario. Vogliamo aiutare le persone ad avere consapevolezza sui problemi connessi all’infertilità perché siano libere di decidere. E’ un problema sanitario e non socio-sanitario, un tema quest’ultimo che viene affrontato giustamente in altre sedi”, ha aggiunto.

Mi ha colpito una lettera pubblicata in rete che riporto integralmente:

“Cara Beatrice Lorenzin, dimmi, li hai mai visti gli occhi di una donna sterile o infertile?
Voglio raccontarti un po’ di questi occhi, quelli preoccupati di un marchingegno che ad un certo punto s’inceppa.
I primi si chiamano ovaio policistico. Sono quelli che si spengono nell’aspettare un ciclo che non torna mai e non contano più i giorni che passano, i peli che spuntano e le forze che perdono. Sono gli occhi delle donne che non hanno più una loro ciclicità, che perdono la bussola.
Altri si chiamano PID, e te lo spiego, sono quelle malattie infiammatorie pelviche che potrebbero rendere sterili: molte di queste si sviluppano da una banale infezione. Potrei raccontarti quante preghiere ho visto a occhi chiusi, tra un antibiotico e l’altro, quanti “forse”, quanti “speriamo”, quanti “ma magari… chissà”.
Altri occhi sono quelli della chirurgia demolitiva. Occhi senza occhiali, e il mondo diventa già una nebbia diffusa. Donne nude, senza bracciali, smalto o collane o orecchini, indossano un camice blu con nient’altro sotto, se non le proprie paure. E aspettano. E quando vengono a prenderle, gli strappano via tutto dalla pancia, tutto ciò che anatomicamente le rende donne, ciò che ad un certo punto è impazzito e le ha tradite, quegli organi che sarebbero stati i contenitori della loro sfuggita maternità, ora sono chiusi in barattoli pronti ad essere analizzati.
Altri, più infidi, si chiamano sterilità inspiegata. Sono gli occhi delle donne che iniziano a fare esami su esami, che timidamente accavallano le gambe davanti alla scrivania di un medico di procreazione medicalmente assistita. Sono gli occhi delle donne che si sentono sbagliate, inutili. E non trovano un perché alla loro inutilità.
Già la parola, “sterile”, è odiosa. Sa di freddo, muto. Non racconta nulla.
Tutti questi occhi, mi creda, in realtà raccontano un sacco di cose. Li asciugo, ascolto e consolo quotidianamente.
Tutti questi occhi succedono in un reparto che é anche di maternità, e quando si sente qualche grido in lontananza e vai da loro per la terapia, poi ti chiedono, con un sorriso bellissimo: “È nato un bambino? Come si chiama?”
E ti si cava il cuore dal petto.
…Perché è vero che la prima cosa da dire é che viviamo in uno Stato di merda, dove anche chi gode di salute riproduttiva non ha le capacità economiche per esercitarla, ma c’è gente, invece, che proprio non ce l’ha, la “fertility”, e baratterebbe pure la luna per sentire un calcetto sotto lo stomaco.
E tu, ministro, proclamando quel tuo giorno ridicolo e istituzionalizzando una decisione delicata, intima, personale, in tutti quegli occhi ci hai semplicemente sputato.”
(Sara, un’Ostetrica)

 

Una lettera disarmante…lucidissima..anche nel finale, laddove parla di non riproduttività per incapacità economiche …Percentuale alta di donne e uomini italiani che sono in grado di procreare…ma già questo il Ministro lo ha racchiuso in “aspetto” socio-sanitario, un tema quest’ultimo che (secondo Lei) viene affrontato giustamente in altre sedi”.

Vorrei chiedere alla Ministra Lorenzin se ha fatto indagine sull’intero territorio nazionale su quanti uomini “infertili” fanno i “pendolari tra uno studio medico e un altro…se ha parlato con qualcuno..se è sensibile a questa problematica…??? Non sono sterile, ma provo ad immaginare quanto sia devastante sentirsi uomo a “metà”. Ma già..lei ha parlato del 15%…percentuale delle sole donne…il 5,9% (statistica Ufficiale) degli uomini che ne facciamo? Meglio ignorarli….curiamo le sole donne..che poi le “inseminiamo”.

Se il problema è la bassa natalità…potremmo rivedere la nostra “cultura” in materia di “contraccezione”…di “aborto”…di “adozioni nazionali”…ma lasciamo stare…questo è terreno delicato.

Signora Ministra, la inviterei a tralasciare il Fertility Day e a rivedere nelle sedi opportune l’argomento della bassa natalità nella sua complessità…non disdegnando l’aspetto culturale ed economico.

All’uopo riporto uno stralcio dell’articolo:  “L’Italia sta perdendo la prossima generazione” di Stefano Magni29-05-2014” pubblicato su http://www.lanuovabq.it/it/articoli-litalia-sta-perdendo-la-prossima-generazione-9336.htm

L’Italia è riuscita a battere un altro record negativo. Dopo quello della disoccupazione giovanile e della crisi economica più lunga della sua storia, da ieri si aggiunge anche quello del più basso numero di nascite dal 1861 ad oggi. I nati, in Italia, sono 515mila nel 2013, con una media di 1,42 figli per donna (incluse le donne immigrate residenti in Italia; il tasso di fertilità delle italiane è di 1,29). Lo rileva la statistica Istat. Il record negativo di nascite, finora, era stato registrato nel 1995, con 527mila nascite. La mancanza di nuovi italiani verrà compensata sempre meno anche dagli immigrati, perché la crisi frena il loro arrivo. Nel 2012 gli ingressi sono stati 321mila, -27,7% rispetto al 2007. Aumenta invece il numero di stranieri che se ne vanno (+17,9%) ed è un vero e proprio boom di italiani che cercano fortuna all’estero. Nel 2012 – fa sapere l’Istat – gli emigrati erano 68mila, il 36% in più del 2011, “il numero più alto in 10 anni”. Nel 2012 hanno lasciato il Paese oltre 26mila giovani tra i 15 e i 34 anni, 10mila in più rispetto al 2008. Istat spiega che negli ultimi cinque anni, si è trattato di 94mila giovani.

Per commentare questo disastro demografico, abbiamo contattato telefonicamente il professor Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia all’Università di Milano. Il quale esordisce spiegandoci che “L’anno scorso era il secondo risultato peggiore dal 1861, quest’anno siamo riusciti ad arrivare al risultato peggiore. Mai stati così in basso”.

La causa di questa bassa natalità è la crisi economica?
Sicuramente è una causa, ma non è solo quella. La tendenza a una natalità sempre più bassa c’è dagli anni ’70, quando la crisi non c’era. E’ motivata anche da fattori culturali e di lungo raggio.

Quali sono i principali motivi?
Da un lato la famiglia è sola e deve arrangiarsi a sostenere i figli. Deve sostenere tutti i costi, senza aiuti. Si preferisce, allora, fare un unico figlio, quando si è già attempati e far quadrare le compatibilità legate al mercato del lavoro, soprattutto per la donna che deve conciliare i ruoli di madre e lavoratrice. La diagnosi è stata fatta, la terapia si conosce, i costi ci sono e nessuno intende farsene carico.

Qual è la terapia, allora?
Dare una mano alle famiglie sul fronte fiscale, con detrazioni e assegni fiscali. Sarebbe un aiuto alla crescita dei figli. Occorre un sistema di leggi più amichevole per le famiglie anche nel mercato del lavoro. La società, poi, dovrebbe guardare le famiglie con figli con occhio un po’ più benevolo, riconoscendo il fatto che stanno producendo quel capitale umano che permette al Paese di sopravvivere. Sono tutte cose che, se ci fossero, renderebbero molto: la vicina Francia, con sostegni di natura economica, è riuscita a mantenere dei livelli accettabili di natalità. E la Francia e i francesi non sono né distanti, né molto diversi da noi. Le cose possono funzionare, dunque. Il problema è che qui nessuno le vuole far funzionare.

Ma quali sono le cause prettamente culturali della denatalità?
Economia e cultura interagiscono fra loro. Culturalmente parlando, si è imposto nel tempo il modello della famiglia con due figli. Che alla fine porta a una media di 1,5 figli per donna (attualmente 1,42 in Italia, immigrate incluse): o un figlio unico, o due al massimo. E’ un modello pratico dettato dall’idea di fondo di godere di un benessere anche di carattere materiale, che consenta ai figli di avere tutto ciò che gli si deve dare, istruzione, divertimento e quant’altro. La filosofia del rischio e del sacrificio, che hanno caratterizzato le generazioni passate, stanno scomparendo gradualmente. E questo incide anche su tutti i comportamenti legati alla fecondità si adeguano: le coppie si sposano più tardi. Una donna ha davanti a se solo 7 o 8 anni di vita feconda, avendo il primo figlio dopo i 30 anni. Mentre, da un punto di vista fisiologico, ne avrebbe 35 di anni di vita feconda. Ne utilizza solo una piccola parte e, per di più, proprio la parte in cui il “rendimento” (mi si passi il termine economico) è più scarso, dove la capacità di avere i figli che si desiderano è sempre più contenuta. Tutti questi comportamenti portano alla denatalità.

La denatalità causa la crisi economica e non viceversa?
Le due cose interagiscono fra loro, strettamente. Senza dire che la denatalità ci ha messo in crisi, perché discorsi come capitale umano e forza lavoro non riguardano i bambini di oggi, la caduta della natalità ha contribuito ad attenuare certi tipi di consumi e la velocità di sviluppo economico. La famiglia non rinuncia direttamente ai figli, ma li sposta. Oggi è molto più facile modificare il calendario della fecondità. E i condizionamenti sociali esterni spingono a spostarlo sempre più in là fino alla rinuncia completa.

Alla luce di quanto commentato dal professor Gian Carlo Blangiardo, che rispecchia il pensiero di molti di noi….anzichè instituire il Fertility Day, si rende necessaria una attenta analisi della situazione politica e culturale di questa nostra amata Italia.

Era doveroso uno sfogo…chiedo scusa per l’utilizzo e ringrazio chi ha scritto la lettera e l’articolo.

A voi tutti….Con la stima di sempre!

Angelo RISI

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