Vallo della Lucania – Il cane che ricorda la storia di Hachiko

 

Era il ventiquattro ottobre che in Facebook pubblicavo questo post:

“Stazione di Vallo della Lucania (ore 20,15) – Aspettando il treno per rientrare a casa, ho osservato a lungo questo cane che all’arrivo di ogni convoglio si agita. È come se aspettasse qualcuno. È rimasto deluso anche all’arrivo del mio treno, non è sceso il suo padrone. Se qualcuno lo riconosce cerchi di recuperarlo.”

Il ventisette, pubblicavo il seguente:

“ALLE VOLTE CI SI CHIEDE PERCHÉ LA GENTE NON EVIDENZIA, NÉ DENUNCIA ALCUNE COSE…

Oltre tremila condivisioni tra il mio profilo personale e Trekking TV, migliaia di visualizzazioni, commenti sensati e non. Chiarisco in via definitiva, non curante di quanti mi hanno addebitato inadempienza e poca sensibilità, che ho fatto tutto quanto ho potuto. Vi lascio comunque immaginare i commenti con giudizi gratuiti su tremila e più condivisioni. Il cane non mostrava segni di sofferenza e a mio avviso mai avrei potuto sottrarlo ad eventuale padrone. Appreso dai commenti ai post che il cane era in zona da un mesetto e che qualcuno gli ha finanche attribuito il nomignolo di “Bus”, è stato chiaramente evidente l’abbandono . Ho contattato chiunque fosse in zona affinché si soccorresse l’animale. Non avendo avuto riscontri, ieri persolmente mi sono recato sul posto, purtroppo, non l’ho trovato. Premesso che continuerò a fare ulteriori sopralluoghi al fine di ritrovarlo e trovargli una sistemazione, non mi sento in alcun modo responsabile di omissione o quant’altro. Oggi, dopo aver trovato tra i commenti un annuncio di smarrimento, ho provveduto a pubblicare un ulteriore post augurandomi che il cane smarrito fosse il medesimo del mio filmato.
Alle volte ci si chiede: perché la gente non evidenzia né denuncia alcune cose? Ecco ..da troppi commenti è emerso che l’insensibile sarei stato io e non chi eventualmente ha abbandonato l’animale. Chiarisco infine, che nel ruolo di Blogger e collaboratore a testata web, è mio dovere evidenziare un problema non risolverlo. Ringrazio quanti stanno collaborando e nell’attesa di conoscere le sorti dello splendido esemplare, con grande stima saluto tutti.”

Il ventinove, ho pubblicato questo:

“Il mio intento era quello di segnalare …ed evidenziare il problema dell’abbandono. Preso di mira dalla “gogna mediatica” mi sono improvvisato soccorritore. Ho avuto modo di scoprire il mondo degli animalisti… che … prima o poi descriverò in un articolo. Chi mi segue sa bene che amo gli animali e la natura…ma non ho mai pensato di sostituire con quel mondo… l’uomo, l’umanità, le relazioni civili e sentite. Sapevo, già in principio, appena pubblicato il video, che sarei stato “pasto” di chi è integralista.Un abbraccio di cuore a quanti hanno capito il messaggio. Vi scriverò”

 

 

Ed eccomi qua a riassumere una storia che mi ha fatto molto riflettere sul rapporto uomo-cane e sui rapporti umani. Non dico che sia normale incontrare un cane libero, ma che in questo territorio si incontrino facilmente capita spesso. Più che di abbandono, trattasi piuttosto di incustodia, tant’è che verificando di persona i luoghi, mi sono reso conto che tante sono le masserie con cani a custodia di greggi o semplicemente a guardia della proprietà. Quindi essendo quasi consuetudine lasciare alcuni cani liberi, e ripeto, avendo notato che il cane versava in apparenza, in buone condizioni fisiche, non mi sono allarmato. Con il mio post volevo semplicemente segnalare al proprietario la presenza del cane in stazione e nel contempo avviare un processo di sensibilizzazione alla custodia degli animali. Questo in parte credo sia avvenuto, data l’alta visibilità dei post. Ma come tutti voi sapete la storia ha creato equivoci e scontri, come spesso accade per qualsivoglia argomento si tratti sui social. Lungi da me l’idea di scontrarmi con una parte del cosidetto “mondo degli animalisti”, ma è pur vero che essendo stato giudicato di leggerezza, esibizionismo, insensisibilità e quant’altro, rientra nei miei diritti respingere simili accuse, e condanno fortemente posizioni integraliste. Ritengo inaccettabile qualsiasi mancanza di rispetto verso la mia persona e verso tutti gli esseri umani, per sostenere posizioni animaliste. E con questo non dico che l’umano non ha inadempienze o leggerezze. Ho come l’impressione che si stia perdendo il lume della ragione, seppur di grande compagnia e di esempi di fedeltà, ritengo che nessun animale, nemmeno il tanto nobile cane, possa sostituire l’essere umano, il cui comportamento può essere discutibile ma non necessariamente va massacrato.

Nella relazione uomo-animale è necessaria una disciplina in cui l’animale riacquista la soggettività, dimostrando che non è un oggetto privo di intelligenza, di emozioni, autoconsapevolezza, ma è soggetto di una vita, di un modo peculiare di stare al mondo. E’ in questo pensiero che vedo l’autonomia e la liberta’ del cane e di tutti gli animali, che hanno il diritto di coabitare con l’uomo e l’ambiente, ma che in nessun caso possono sostituire l’uomo e le relazioni umane.

Il cane che ho incontrato quella sera e che mi ha ricordato la storia di Hachiko, ha un padrone ma nel contempo gode di autonomia e libertà.

A conclusione di questo mio articolo vi riporto la storia di Hachiko, una storia di fedeltà e di libertà, esattamente come quella di cui sono stato testimone.

“La storia di Hachiko è forse una delle testimonianze più incredibili di quanto sublime possa essere l’amore di un cane. Hachiko, il cui nome vero era Hachi (ovvero “8”, considerato in Giappone un numero fortunato), fu acquistato nel 1924 dal professore universitario Hidesaburō Ueno che lo portò con sé da Odate (la sua città natale) a Shibuya. Ogni mattina, il cane aveva l’abitudine di accompagnare il suo padrone alla stazione ferroviaria. Hachiko si sedeva lì con pazienza fino alla fine della giornata, pronto ad accoglierlo al suo ritorno. Questa felice routine venne rotta nel 1925, quando Ueno morì improvvisamente al lavoro a causa di un ictus – lasciando Hachiko in attesa alla stazione, a guardare i treni passare e sperando in una riunione che non sarebbe mai avvenuta. Ogni giorno Hachiko si recava alla stazione di Shibuya dove attendeva invano il suo Ueno. Con il passare del tempo, il cane attirò l’attenzione dei pendolari e la sua storia iniziò a diffondersi. Nel corso dei 10 anni successivi, il cane fedele ha continuato ad aspettare il suo padrone ogni giorno, fino a quando morì a 11 anni l’8 marzo del 1935, ritrovato in una strada di Shibuya. La notizia fece il giro del Giappone. Venne dichiarato un giorno di lutto nazionale per ricordare Hachiko e quel gesto di estrema fedeltà nei confronti del padrone.
Il corpo del cane venne poi preservato tramite tassidermia ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza, ma alcune ossa sono state sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del professor Ueno.”

Nessun umano bloccò Hachiko, che continuò a vivere in libertà e per dieci lunghi anni si recò sul luogo dove aveva accompagnato l’ultima volta il suo padrone.

 

Vi abbraccio, con la stima di sempre!

Angelo RISI

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