NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE UNA NON LAUREATA SIA MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

 

 

Non griderei allo scandalo per la non laureata Valeria Fedeli neo ministra della Pubblica Istruzione in quanto non è la prima volta nella storia Repubblicana che tale ministero viene affidato ad una non laureata. Già la senatrice Franca Falcucci, prima donna a capo dell’istruzione, ricoprì tale incarico dal 1° dicembre 1982 al 28 luglio 1987.

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La Falcucci di professione insegnante, diede la svolta decisiva impressa all’integrazione degli alunni disabili che portò all’inserimento nelle classi normali di quei ragazzi svantaggiati. Una coraggiosa rivoluzione culturale e sociale di portata storica.

Diede inizio alla riforma della scuola elementare (poi varata alcuni anni dopo con la soluzione dei moduli) si scontrò con il suo stesso partito (democrazia cristiana) e con il maggiore sindacato del settore.

Chi ha voglia di approfondire l’operato della Ministra-insegnante troverà in rete tutto ciò che è storia.

Ho voluto evidenziare la Franca Falcucci perchè pur non essendo laureata ricoprì degnamente l’incarico conferitogli scrivendo una pagina storica della scuola pubblica italiana.

Che poi tutti gli altri ministri-laureati in varie discipline abbiano “condotto” la Scuola a quello che è oggi…beh…troppo ci sarebbe da dire.

Un aforisma di George Stanley McGovern recita:“Più lungo il titolo, meno importante il lavoro”

Chiaramente non è mio costume generalizzare…ma ritengo che, a parte il titolo che nessuna norma obbliga ad avere, sono necessarie delle competenze per ricoprire qualsivoglia incarico.

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Penso che la neo ministra Valeria Fedeli-sindacalista e assistente sociale sia nel posto giusto e al momento giusto. Auspico un proficuo lavoro al fine di lasciare l’impronta delle sue competenze nella scuola pubblica italiana.

Con la stima di sempre!

Angelo RISI

 

 

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AL TERZO REFERENDUM CONFERMATIVO DELLA STORIA REPUBBLICANA…L’ITALIA HA DETTO “NO”

 

 

 

Il due giugno millenovecentoquarantasei si tenne il Referendum Istituzionale: a favore della Repubblica si espressero dodici milioni e mezzo di elettori, mentre i sostenitori della Monarchia furono circa dieci milioni e mezzo. Lo stesso giorno si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente, che si riunì per la prima volta il venticinque giugno dando inizio ai lavori per redigere materialmente la Costituzione Italiana. Fin dai primi giorni ci fu un lungo dibattito politico su cosa…e come…scrivere nell’articolo uno. Ognuna delle parti politiche principali (socialista, comunista, cattolica, liberale, populista) voleva dare una “impronta” propria alla Costituzione imprimendo i suoi principi preferiti proprio nell’articolo uno. La discussione impegnò per mesi tutti i capi dei partiti e tutti i costituzionalisti più importanti. Spunto fu preso dalla Costituzione Americana, da quella Francese e quella dei Paesi Bassi. Si convenì di imprimere quanto segue:

“ L’italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

La Costituzione della Repubblica Italiana consta di centotrentanove articoli e relativi commi; è la legge fondamentale e fondativa dello Stato Italiano. Fu approvata dall’Assemblea Costituente il ventidue dicembre millenovecentoquarantasette e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il ventisette dicembre millenovecentoquarantasette. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.298 edizione straordinaria del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il primo gennaio millenovecentoquarantotto.

Tralasciando tutto ciò che è storia…ho cercato di capire come e quando si può modificare la Costituzione e…quante volte è stata “ritoccata”.

L’iter legislativo per cambiarla, ovvero per approvare le leggi costituzionali è abbastanza complesso: la stessa Costituzione prevede che il suo testo si possa cambiare solo con un ampio consenso parlamentare e con tempi che permettono di analizzare le conseguenze del cambiamento.

Per ogni legge costituzionale è prevista prima un’approvazione in “prima lettura” da entrambe le Camere del Parlamento. Il testo approvato dalle due camere deve essere identico: quindi se il testo viene approvato dalla Camera dei Deputati e poi il Senato lo approva ma con modifiche, allora deve ritornare alla Camera per altra approvazione. Dopo la “prima lettura”devono trascorrere tre mesi prima che il testo torni a tutte e due le Camere per essere nuovamente approvato, sempre nella stessa forma e con una maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Se viene approvata con la sola maggioranza assoluta il testo è solamente pubblicato per essere sottoposto a Referendum Confermativo, al cui esito positivo seguirà la promulgazione e l’entrata in vigore della legge.

Dal millenovecentoquarantotto sono novantuno le leggi costituzionali promulgate, e di queste solo alcune hanno riguardato la sua revisione. L’ultima nel duemiladodici, sotto il governo Monti con l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione. Prima di oggi…in due soli casi c’è stato il ricorso al Referendum Confermativo: nel duemilauno per la riforma del titolo V che fu approvata dopo la vittoria del “SI” alla consultazione popolare e nel duemilasei per la riforma della seconda parte della Costituzione approvata in Parlamento dalla maggioranza dell’allora governo Berlusconi ma bocciata al Referendum Confermativo.

Conservato…(perchè non modificabile la prima parte della Costituzione) l’articolo uno… che i nostri padri costituenti in virtù di diritti inviolabili dell’uomo esplicitamente scrissero:

“L’italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

Questo articolo racchiude e dovrebbe racchiudere tutto lo spirito e gli ideali, tutte le speranze e le aspettative di un popolo.

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Il quattro dicembre per la terza volta nella Storia Repubblicana gli Italiani vengono chiamati alle urne per un Referendum Confermativo, ossia esprimere il proprio consenso o dissenso alla modifica di alcuni punti della Costituzione.

Ogni qualvolta il popolo viene chiamato ad esprimersi prende atto della crisi politica dei “Palazzi” e gli si inorgoglisce il petto. Comprende l’importanza del suo voto…della sovranità…esprime cio’ che sente tra “pancia” e “testa”…passando per il “cuore”.

Con questo Referendum l’Italia ha detto “NO”.

Le motivazioni del dissenso alle modifiche da apportare alla Costituzione Italiana sono da ricercare, a mio avviso, nella “distanza” tra la politica del “palazzo” e i bisogni del popolo, nella poca “trasparenza”, nella “confusione” delle modifiche proposte.

Il popolo dice NO quando perde la fiducia nei suoi rappresentanti e nelle Istituzioni…quando confida in se stesso e nel suo “potere”.

E’ pur vero che viviamo una crisi economica …ma non di valori. Il popolo è più intelligente di quanto alcun governanti pensano.

Sono convinto che se vi era più trasparenza, più informazione, più legittimità…l’Italia sarebbe stata d’accordo a far modificare la sua Carta Costituzionale…ma la presunzione, lo “strapotere” e l’arroganza di taluni ha stancato il POPOLO…per questo è diventato SOVRANO e ha detto NO.

Mi piace salutarvi con un aforisma di Miguel De Cervantes : “L’onestà è la miglior politica”.

Con la stima di sempre

Angelo RISI

 

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