Nell’era del Covid un viaggio nella speranza tra Dante e Kant

Dopo essere stato una ennesima volta bloccato da Facebook per aver provato a condividere il pensiero di Monsignor Carlo Viganò a riguardo le manifestazioni di Trieste e delle piazze italiane, ho riflettuto a lungo, prima di esternare il mio pensiero che qui cerco di riportare come memoria di questi nostri tempi.

Mai mi sarei aspettato una così efferata censura e una discriminazione così crudele verso chi non si allinea al pensiero unico che sta dilagando nelle società occidentali.

Sembra di vivere il Purgatorio in terra. Il Purgatorio è la seconda delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri. Le altre cantiche sono l’Inferno ed il Paradiso.

Questo 2021 celebra i 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana. Il sommo poeta autore di quella “Comedia” che poi Boccaccio chiamò Divina. I versi più appassionati della Divina Commedia e la vita avventurosa di Dante nell’Italia medievale, divisa tra guelfi e ghibellini e dal territorio frammentato in comuni e signorie, sono ancora oggi fonte di grande attrazione per esperti e curiosi di tutto il mondo.

La commedia ha un inizio tragico e una conclusione positiva: dallo smarrimento di Dante nella selva oscura (peccato) fino alla salvezza, verso il viaggio che porta al Paradiso.

Nell’ambito dei festeggiamenti uno degli eventi più attesi è stato sicuramente la esposizione della “Porta dell’Inferno” alle Scuderie del Quirinale  avvenuta il 15 ottobre e visitabile fino al 9 gennaio2022.

La porta dell’inferno (Rodin) – Wikipedia

L’opera dello scultore François Auguste René Rodin è un modello di fusione in gesso scala 1:1: di una porta monumentale alta ben 7 metri, che però l’artista non vide mai fondere. Allo scultore francese venne commissionata nel 1880 e lavorò a questo progetto per quasi quarant’anni fino alla sua morte. Un tripudio di bassorilievi ispirati al ciclo dell’Inferno dantesco decorano questa monumentale porta. Tra le decorazioni sfilano oltre 180 personaggi disposti in una serie di prospettive tra i quali Dante stesso in posizione seduta – posa ripresa successivamente sempre da Rodin per realizzare la statua de Il Pensatore – Il Conte Ugolino, Paolo e Francesca e Adamo ed Eva.

Tutto questo nel mentre la piazza di Trieste e a seguire le altre piazze italiane hanno iniziato a manifestare contro il green pass – Una misura voluta dal decreto legge 21 settembre che regola le norme che si applicano per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante il green pass e che diventa obbligatorio proprio nella giornata di venerdì 15 ottobre.

Un decreto discriminante a detta di molti costituzionalisti e in primis dal Consiglio d’Europa.

E così che si vengono a dividere i buoni dai cattivi e viceversa…Un Purgatorio …l’unico dei tre regni dove scorre il tempo ed è destinato a finire, mentre Inferno e Paradiso sono eterni, sono il male e il bene. Nel Purgatorio di ogni espiante si contano gli anni che mancano alla propria liberazione dalle pene. In esso splende lo stesso sole che illumina la terra, le notti si succedono ai giorni, le albe ai tramonti, in un succedersi di luci mattutine, pomeridiane e vespertine che sono quelle di un paesaggio fisico e reale. La chiara rappresentazione di questi nostri tempi laddove nella eterna lotta tra il bene e il male…il popolo assume le sembianze di anime vaganti. Un luogo d’esilio, di lontananza dalla patria a cui tutti gli uomini desiderano tornare. Un purgatorio diviso in tre partiAntipurgatorioPurgatorio, Paradiso Terrestre esattamente come il sommo Poeta lo immaginò: una montagna altissima che si erge su un’isola al centro dell’emisfero australe totalmente invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme che si trova al centro dell’emisfero boreale. Un purgatorio che ebbe origine nel momento in cui Discacciò Lucifero dal paradiso cadde e la terra si ritrasse e formò la montagna del purgatorio. L’unico che lo vedrà sarà Ulisse. Dante  inizia la sua scalata dalla spiaggia fino al paradiso. Al Purgatorio si accede da una porta custodita da un angelo, è costituito da sette cornici dove stanno le anime purganti, cioè coloro che devono espiare una pena temporanea fino alla purificazione.

Al contrario dell’Inferno, il Purgatorio è il regno della salvezza. Più si sale e più la colpa da espiare è leggera e quindi anche la pena è più lieve. La particolarità è che non è presente nessun turbamento. Nel medioevo il numero della perfezione era il 10 che rappresentava la perfezione del cerchio. Il Purgatorio è nella luce, parte dal basso verso l’alto secondo un criterio di gravità. La costruzione di esso è semplice, ci sono i peccatori che hanno commesso i sette peccati capitali – inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell’anima umana che contrapponendosi alle virtù anzichè promuovere la crescita dell’uomo la distruggono.

In questi giorni è successo che nel pieno delle manifestazioni i cittadini Fiorentini si sono riuniti davanti alla Porta del Paradiso per cantare L’OM collettivo.  Una rappresentazione moderna di quanto l’uomo sia alla ricerca della Verità, della spiritualità…di quanto esso sia capace di grandi vibrazioni di Amore Universale.

 

(Battistero – Porta del Paradiso) – Firenze Post

La Porta del Paradiso è la porta est del Battistero di Firenze situata davanti al Duomo di Santa Maria del Fiore. Fu realizzata dall’orefice e scultore Lorenzo Ghiberti tra il 1425 e il 1452, rappresenta il suo capolavoro, nonché una delle opere più famose del Rinascimento Italiano.  Completamente dorata, fu soprannominata del Paradiso da Michelangelo Buonarroti.

Dante, della famiglia Alighieri nacque proprio a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno dell’anno di Grazia 1265. Assolutamente determinante per lo scrittore e per la sua visione del mondo è che la Commedia non vuole affatto raccontare solo un viaggio individuale; anzi, la vicenda del singolo non è che la “figura” (e cioè, nei termini dell’esegesi cristiana medievale, la prefigurazione anticipatrice di un determinato evento) della salvezza collettiva di tutta l’umanità, alla luce del messaggio di redenzione di Cristo.

Mi piace ricordare ciò che scriveva Immanuel Kant ( (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) filosofo tedesco, considerato uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale. Fu il più significativo esponente dell’Illuminismo tedesco, anticipatore degli elementi basilari della filosofia idealistica e di gran parte di quella successiva) nella parte conclusiva della Critica della ragion pratica: <<Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata>>.

Immanuel Kant Fa riferimento all’essere dell’uomo parte del mondo e dell’universo, del mondo sensibile esterno all’io, rispetto alla cui interminabile grandezza l’uomo non può che esserne una piccola parte. Dopo aver scritto la Critica della Ragion Pura, Kant, si accorge che l’uomo non poteva essere solo fenomeno, se fosse solo sensibilità, infatti, sarebbe un essere solo istintivo, ma l’uomo kantiano è anche libero e tende al noumeno. Questa libertà si identifica per Kant con la morale. Per questo sente l’esigenza di redigere un’altra Critica, quella della Ragion Pratica, dove per pratica intendiamo morale, l’azione morale è libera, sciolta dall’esperienza (poiché nel campo morale l’uomo fa ciò che deve fare, e le cose che deve fare le trova in sé) e disinteressata. L’uomo kantiano è perciò un uomo libero che deve obbedire solo a se stesso, tuttavia il giusto che regola l’azione è inteso in senso Socratico: non devo agire secondo ciò che è giusto per il singolo, ma secondo ciò che è giusto in senso generale, ovvero ciò che è giusto per tutti. 

Per Kant: “la speranza sta al pratico, come il sapere sta al teoretico, questo, infatti, conclude che qualcosa è poiché qualche cosa accade, quella conclude l’esistenza di un fine perché qualche cosa deve accadere”.

 

 

In conclusione… Nella stesura della Divina Commedia Dante inizia a parlare come un allievo desideroso di mostrare il suo sapere di fronte al maestro, quindi afferma che la speranza è l’attesa sicura della futura beatitudine, che proviene dalla grazia di Dio e dai meriti acquisiti in precedenza. L’itinerario si conclude sulle più alte vette.

Le miserie lasciate nella desolata pianura degli uomini non sono state dimenticate, ma ormai sono viste con occhi nuovi. Dall’umana necessità di sperare – bene supremo che i dannati dell’Inferno hanno definitivamente perduto ( Inf. III,9) – si passa dunque, procedendo nell’ascesa, alla speranza come virtù teologale, che si affianca alle due sorelle maggiori – come avrebbe detto Péguy –, la fede e la carità, per camminare insieme verso Dio. Dove saremo tutti uguali ricco e poveroprovax e novax … con o senza greenpass.

 

Angelo Risi

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La libertà è un diritto insopprimibile perchè nasce con l’uomo

Quando nel dopoguerra si riunirono i padri costituenti decisero di mettere al centro non più lo stato ma l’uomo, il cittadino e lo sviluppo della persona umana. Il completo sviluppo della persona umana come il fine della Costituzione Italiana e venne usato l’aggettivo “umana” perchè durante il conflitto della seconda guerra mondiale vennero perpetrati dei crimini contro l’umanità talmente efferati e si erano assunti comportamenti riprovevoli verso il genere umano per cui forte e pressante fu il sentimento di umanità che in qualche misura ha costellato l’intera Costituzione. Furono inseriti dei diritti per garantire la centralità dell’uomo e il suo sviluppo, diritti legati alla natura e quindi universali. Diritti insiti nell’uomo, considerati con il termine anteriori, che vengono prima dello stato, della famiglia e della comunità e quando si è dovuto esprimere il concetto di libertà si è tenuto conto del concetto di Cartesio “Cogito ergo sum” (io sono e quindi esisto) la più grande percezione di libertà: il pensiero.

La libertà è insopprimibile ecco perchè viene prima dello stato. Lo stato e le istituzioni diventavano lo strumento che si deve conformare all’uomo, all’essere umano e condurre l’uomo allo sviluppo dandogli dignità attraverso il lavoro.

Solo con il lavoro l’uomo perde la sua condizione di schiavitù e diventa indipendente, autonomo e quindi può esprimere il suo pensiero. Difatti l’ articolo 1 della Costituzione Italiana testualmente recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Tutto il diritto che prende le mosse dal lavoro si esplica attraverso la libertà e la libertà non è null’altro che il diritto, il diritto è un’espressione di libertà, la quale è antitetica al concetto di emergenza, perché l’emergenza è qualcosa che in ragione di se stessa occlude la libertà.

In tanti pensano che lo stato di emergenza sia previsto dalla Costituzione, ma non è così. La Costituzione Italiana e tutte le costituzioni europee che vennero varate più o meno nello stesso periodo non inserirono nei loro precetti l’emergenza. Inserirono degli strumenti aventi forza di legge – i Decreti Legge – emanati dal Governo laddove ci sono urgenze, necessità.

L’emergenza è disciplinata dalla legge ordinaria – la numero 225/1992 – che ne stabilisce la durata e i requisiti necessari. La legge 225/92 definisce le attività di protezione civile: oltre al soccorso e alle attività volte al superamento dell’emergenza, anche la previsione e la prevenzione. Il sistema non si limita quindi al soccorso e all’assistenza alla popolazione, ma si occupa anche di definire le cause delle calamità naturali, individuare i rischi presenti sul territorio e di mettere in campo tutte le azioni necessarie a evitare o ridurre al minimo la possibilità che le calamità naturali provochino danni.

La deliberazione spetta esclusivamente al Consiglio dei Ministri su proposta del Premier oppure di un Ministro con portafoglio o dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con questa si conferisce al capo del dipartimento per la protezione civile il potere di ordinanza nelle zone interessate dall’emergenza che possono essere singoli comuni, città, regioni, aree delimitate o l’intero Paese. Inizialmente la durata dello stato di emergenza era di 180 giorni al massimo, prorogabili per ulteriori 180 giorni; poi il decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 ne ha raddoppiato i limiti: si è passati da 12 mesi al massimo prorogabili per altri 12 mesi, per un totale di 2 anni. In pratica termini e durata sono stati raddoppiati. Allo scadere del tempo massimo, o prima se le condizioni lo consentono, lo stato di emergenza cessa con l’emanazione di un’ordinanza “di chiusura”. Questa serve a disciplinare il ritorno alla normalità e il ripristino delle funzioni dell’autorità ordinariamente competente. La fine dell’emergenza non è mai automatica ed è sempre subordinata ad un atto specifico che ne segna la chiusura definitiva anche se è spirato il termine massimo.

Va da se che per stato di emergenza si intente una situazione provvisoria, come va da se che nessun diritto può ledere altri diritti costituzionalmente riconosciuti.

La libertà è un diritto insopprimibile perchè nasce con l’uomo. Nasce prima che l’uomo si organizza nel primo nucleo sociale:la famiglia, che è la prima comunità e poi si organizza attraverso strutture democratiche. Ecco perchè i nostri Padri Costituenti hanno previsto lo stato al servizio dell’uomo, che si conforma all’uomo e non viceversa come accadeva nei totalitarismi; perchè se lo stato limita e si pone in posizione centrale rispetto all’uomo si travalica il senso della democrazia, non è più l’uomo al centro. Non è più l’uomo che attraverso i suoi strumenti ordinari detta le prescrizioni e delimita attraverso la libertà di fare delle scelte quello che è il raggio di azione ma è lo stato che in modo autoritario detta delle prescrizioni che limitano la libertà dell’uomo.

Angelo Risi

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Coronavirus, dalla globalizzazione agli abissi della paura

Il fenomeno della globalizzazione avviato alla fine del ventesimo secolo e raggiunto il suo culmine all’inizio del ventunesimo ha investito ogni ambito della nostra vita: da quello sociale a quello culturale.

Nel mondo globalizzato di oggi, in cui le economie nazionali sono sempre più interdipendenti, il commercio non ha quasi più barriere, le comunicazioni sono di una semplicità disarmante, anche da un lato all’altro della Terra, le multinazionali, proprio grazie a questa capillarità economica, hanno iniziato a mettere in atto un processo di delocalizzazione produttiva molto rischioso. Hanno cioè spostato parti o addirittura intere produzioni nei Paesi meno sviluppati e lo hanno fatto per godere di diversi vantaggi: costo della manodopera inferiore, tassazione ridotta e meno regole da rispettare anche per la difesa dell’ambiente. Quest’ultimo punto non deve essere sottovalutato. Le multinazionali approfittano di questa situazione per non rispettare le regole rigide imposte nei Paesi più sviluppati. Questo significa che spostano l’inquinamento massiccio e spesso senza ritegno nelle zone dell’Est o del Sud del Mondo, perchè qui i governi non hanno ancora intrapreso politiche di tutela ambientale rigide. Il problema del degrado ambientale, però, non può essere spostato: investe tutto il mondo e la globalizzazione rischia di peggiorare ulteriormente una situazione già fortemente compromessa. E’ in questo lato oscuro che, da sempre, mi sono chiesto quanto fosse tutelata la salute dell’uomo.

Detto questo mi piace ricordare che nel 1948 fu istituita l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Agenzia delle Nazioni Unite specializzata per le questioni sanitarie – vi aderirono 194 Stati Membri di tutto il mondo divisi in 6 regioni (Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo Orientale, Pacifico Occidentale e Sud-Est Asiatico). L’Italia ha aderito ufficialmente all’OMS in data 11 aprile 1947. Secondo la Costituzione dell’OMS, l’obiettivo dell’Organizzazione è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.

Quindi due degli obiettivi principali dell’OMS sono sicuramente: quello di promuovere lo sviluppo e incrementare la sicurezza sanitaria e quello di potenziare i sistemi sanitari e mettere a frutto la ricerca, le informazioni e le evidenze scientifiche.

Detto questo veniamo ai nostri giorni. Una grave emergenza sanitaria a seguito contagio di “coronavirus” con partenza “Cina” ha lentamente allarmato e investito tutto il pianeta Terra. Al di là delle teorie complottistiche, appare quantomeno strana la confusione di informazioni scientifiche e di sicurezza.

Il virus compare a Wuhan a dicembre 2019 e l’undici gennaio è confermata la prima vittima nel paese e il 13 il primo decesso fuori confine, in Thailandia. Poi si registrano casi in Usa ed Europa. Il trenta gennaio l’OMS dichiara l’emergenza globale e l’undici marzo la Pandemia. Il governo italiano in data 31 gennaio dichiara emergenza sanitaria per sei mesi.

Tutto quello che è successo in Italia e nel mondo è sotto gli occhi di tutti, come ognuno ha visto i provvedimenti intrapresi a Wuhan e sappiamo tutti che Il 31 dicembre 2019 le autorità cinesi hanno informato l’Organizzazione mondiale della Sanità che “nella metropoli si è verificata una serie di casi di simil polmonite, la cui causa è però sconosciuta: il virus non corrisponde a nessun altro noto.”

Ora io mi chiedo come mai tante ipotesi?

Abbiamo ascoltato tanti virologi con teorie discordanti: se per qualcuno si trattava di una banale influenza per qualcun altro si trattava di un virus letale.

Abbiamo anche vista una lentezza nell’adozione di misure restrittive atte a circoscrivere i territori contagiati.

Ogni paese, lentamente, ha intrapreso le misure che ha ritenuto e ritiene opportuno. Sembra finanche che l’Italia sia stata la scuola.

Appare scontato, a mio sommesso avviso, chiedersi dove fosse l’Organizzazione Mondiale della Sanità? Quella che ha fra i suoi obiettivi: “la promozione dello sviluppo e incrementare la sicurezza sanitaria e di potenziare i sistemi sanitari e mettere a frutto la ricerca, le informazioni e le evidenze scientifiche.”

Come mai l’OMS non ha dettato delle “Linee guide uniche” per tutte le Nazioni?

E’ sotto gli occhi del Mondo la situazione. Ogni Governo ha deciso modalità e tempi. Ogni virologo ha detto la sua. Ho avvertito inadeguatezza e improvvisazione, così come avverto tempi bui e lunghi.

Ho avvertito inadeguatezza e improvvisazione, così come avverto tempi bui e lunghi.

Una globalizzazione che doveva investire ogni ambito della nostra vita,da quello sociale a quello culturale, ha precipitato l’uomo negli abissi della paura… come un nuovo “diluvio universale”.

 

Angelo Risi

photo: ILPost
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Sanremo, 70esima edizione del Festival della Canzone Italiana ” ho capito veramente poco…”

Vince la 70esima edizione del Festival di Sanremo Diodato con il brano Fai rumore.  Secondo posto per Francesco Gabbani con il brano Viceversaterzi i Pinguini Tattici Nucleari con la canzone Ringo Starr.


(foto: Il Fatto quotidiano)

«Ci sto capendo veramente poco. È una sensazione stranissima. Sono sconvolto. Il Festival è fatto anche di attese lunghissime, ti carichi di un’emotività che non sei in grado di gestire» dice Antonio Diodato in conferenza stampa subito dopo la premiazione.

E’ proprio per questa sua riflessione che ho deciso di scrivervi. Che ogni anno il Festival ci scatena è fuor di dubbio. E’ un evento che ci è entrato dentro…quasi fa parte della nostra genetica. Finanche chi da sempre non è attratto dalla manifestazione canora per una qualsiasi ragione si lascia coinvolgere ed esterna gratuitamente il suo pensiero. Alla fine l’intento di ogni evento è proprio questo: coinvolgere. Pertanto, tutto diventa cultura, tutto diventa costume. Rispetto alle precedenti edizioni ho seguito attentamente quella appena conclusasi. Ad un certo punto anch’io ho provato una “sensazione stranissima”…”capendo veramente poco“. L’edizione di questo anno con la direzione di Amadeus è come se avesse stravolto ogni cliscè. Tante le donne presenti sul palco dell’Ariston impegnate ognuna in una performance ma alla fine è come se non ci fosse stata alcuna “madrina”. Troppi monologhi, troppi viaggi introspettivi, tempi lunghissimi e nessuna leggerezza. Il Festival della Canzone Italiana è come se avesse perso definitivamente quella leggerezza per fischiettare il giorno successivo i motivi delle canzoni. Per carità non dico che non bisogna dare messaggi sociali o spunti per far riflettere una società…ma il troppo storpia. E così e stato. Durante le cinque serate è capitato di chiedermi: dove sia finita la misura, il buon senso, il rispetto, il limite, il buon gusto?
Dove è finito tutto questo???

Che Amadeus ( per carità grande professionista) non fosse in grado di gestire da solo la macchina organizzativa del Festival, lo ha confessato lui stesso (segno comunque di grande umiltà) nel momento in cui ha ringraziato Fiorello: “se tutto questo è stato possibile è grazie all’amico di sempre“. E qui come tutti abbiamo visto…Baci e abbracci. Un festival troppo mieloso…una rimpatriata tra amici. In questa edizione abbiamo visto tutti, di tutto e di più. Un Sanremo felliniano con troppe lungaggini, al punto tale che Sky ha ufficializzato la vittoria di Diodato ancor prima della Rai. Va riconosciuta, oltretutto, una grande animazione degna dei più quotati villaggi turistici mondiali che ha distratto gli spettatori e li ha allontanati dai testi. Personalmente, oggi, non ricordo alcun ritornello…cosa, per la mia memoria, alquanto strana.

Angelo RISI

Foto copertina: quotidiano.net

Vietata ripoduzione

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L’otto settembre le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita di Maria, la madre del Signore.

L’otto settembre le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita di Maria, la madre del Signore. La fonte prima che racconta l’evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, un papa di origine siriana. «Quelli che Dio da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati»: Dante sembra quasi parafrasare il versetto di san Paolo quando definisce Maria «termine fisso d’eterno consiglio». Nella tradizione cattolica la festa è celebrata in tante località. Nella tradizione agricola il ricordo della nascita di Maria coincide con il termine dell’estate e dei raccolti. 

 

In particolare, la devozione verso la Natività di Maria si sviluppò nella Sardegna bizantina (ma sempre fedele alla Chiesa romana), dove in tale ricorrenza si festeggia in quasi tutte le chiese dedicate alla Madre di Dio (moltissime di remota origine bizantina), e nella diocesi ambrosiana, dove risulta attestata fin dal X secolo. Espressione di questa devozione è lo stesso Duomo di Milano, consacrato da san Carlo Borromeo il 20 ottobre 1572 e dedicato a Maria Nascente (Mariae Nascenti, come appare scritto sulla facciata).

Interno del Duomo di Milano nell’opera di Luigi Bisi…

Alla fine degli anni settanta il vescovo di Vicenza Arnaldo Onisto, accogliendo i comuni voti, approvò l’elezione della Beata Vergine Maria, “Madonna di Monte Berico”  a patrona principale della città e della Diocesi di Vicenza e ogni anno tale solennità viene celebrata l’8 settembre, giorno del ricordo della nascita della madre di Gesù. Vista del Monte Berico dalla terrazza superiore della Basilica Palladiana…

Tanti gli artisti che hanno impresso su tele la nascita di Maria. Evidenzio questa di Pietro lorenzetti, natività della vergine del duomo di siena, 1342, tempera su tavola 187×182, museo dell’opera del duomo di siena.

 

Ecco come viene rappresentata Maria Bambina con la madre Anna nel simulacro di Caserta.

Onorando la natività della Madre di Dio si va al vero significato e il fine di questo evento che è l’incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio”. E’ questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la ” nascita al cielo “, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo. In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell’attuazione del suo eterno disegno d’amore.

E’ per questo che domani, otto settembre, le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita di Maria, la madre del Signore. Maria, ovunque venerata con tanti titoli, è la madre dell’universo… Nata dalla discendenza di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavitù del peccato; nei secoli è apparsa ovunque, per questo il mondo intero è stato consacrato al suo cuore immacolato.

 

Con la stima di sempre! 

Angelo RISI

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AGENTE 007 – DA SAPRI ….CHIUDE SCUOLE

La promozione di un territorio è necessaria, perchè linfa vitale di un sistema economico. Io …stesso partecipo per quanto siano le mie possibilità e competenze, e, impiego tutte le mie forze affinchè tutto ciò avvenga. Un amore viscerale mi lega al Cilento – Terra che ama più di quanto non sia amata. Di questa “terra” non sopporto i giochi di palazzo, le ipocrisie, le compravendite. Sono abbastanza avanti negli anni per poter dire tutto ciò che penso e sempre nella correttezza. Correttezza..qualità che mi contraddistingue dai servitori dei Palazzi. Vivo il territorio con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Ascolto, osservo, accetto di buon grado i consigli, leggo, vedo…rifletto. Non scrivo quasi mai di impulso…eppure, per indole sono impulsivo. Ho riflettuto qualche giorno prima di scrivere di questa storia, in apparenza banale, ma nella sostanza di un interesse collettivo grande e di una “leggerezza” politico – amministrativo…inaudita…Ritorno alla Promozione Territoriale.  Il Comune di Sapri ha pensato bene di investire le sue “energie” nelle periferiche risprese di un film…come spesso accade qui da noi. Riflettete, fateci caso…tante le Produzioni…pochi i fotogrammi. Tranne casi del tutto …eccezionali.

Così riporta la vicenda Napoli Fanpage.it:

“Ci sarà anche un pizzico di Campania nel nuovo film di 007: le riprese del 25esimo film della saga di James Bond – il cui titolo dovrebbe essere “No time to die” – l’agente segreto più famoso del grande schermo, toccheranno anche Sapri. È tutto pronto, nella città della provincia di Salerno, per ospitare il set che farà da cornice alle avventure dell’agente segreto di Sua Maestà con “licenza di uccidere”. Da quanto si apprende, il protagonista Daniel Craig, che ha interpretato l’agente 007 nei precedenti quattro film della saga, è già in Italia, così come Rami Malek, l’attore premio Oscar nel 2019 per la sua interpretazione di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody , che in questo 25esimo film della saga vestirà i panni del villain, ovvero del cattivo. In Italia, oltre a Sapri, le riprese del film toccheranno anche Maratea, Matera e Gravina di Puglia.

Il sindaco ritarda l’inizio dell’anno scolastico per le riprese

L’arrivo della troupe e del cast di una produzione cinematografica così importante come quella di 007 porterà giovamento non soltanto all’economia locale, ma anche agli studenti di Sapri, che probabilmente stanno ringraziando James Bond. Il sindaco Antonio Gentile, con una ordinanza, ha posticipato l’inizio dell’anno scolastico al 16 settembre, proprio per lasciare libere alle riprese le aree destinate solitamente alla sosta degli autobus che trasportano gli studenti. La decisione è stata presa anche per i numerosi turisti che affollano ancora la cittadina, e quindi per il forte traffico automobilistico, e anche per preservare gli studenti dalle temperature ancora alte. Nel resto della Campania, invece, come deciso dalla Regione, la scuola inizierà l’11 settembre prossimo.”

(articolo Napoli Fanpage.it)

 

 

Ecco l’Ordinanza del Sindaco di Sapri.

Nel circondario succede questo, come scrive a proposito Il Giornale del Cilento:

“I motivi sono diversi ma quello che forse li accomuna tutti è la volontà di prolungare di un altro fine settimana le ormai finite vacanze estive. Le scuole riapriranno con 5 giorni di ritardo in diversi comuni del Cilento.

L’iniziativa è partita da Sapri. La colpa o il merito è di 007, perché le aree solitamente destinate alla sosta di pullman e mezzi di linea a servizio degli studenti delle scuole della città della Spigolatrice, saranno interessate, negli stessi giorni, dalle attività legate alle riprese della produzione cinematografica di B25, ultimo film della saga di James Bond. E’ quanto emerge dall’ordinanza sindacale, a firma del sindaco Antonio Gentile, che motiva la decisione di posticipare il rientro a scuola a lunedì 16 settembre e non l’11, come invece stabilito dalla delibera di giunta regionale. Il primo cittadino ha però specificato che il provvedimento adottato si è reso necessario per prolungare la stagione estiva.

«Per le attività turistiche e ristorative – ha spiegato Gentile – l’estate non è ancora conclusa. In quel periodo ci sono ancora turisti e villeggianti e soprattutto le temperature troppo elevate possono creare non pochi disagi nelle scuole. E’ importante assicurare agli studenti, ai genitori e al turismo del nostro territorio, un altro week-end di estate».

Lo seguono nel Golfo di Policastro anche Torraca e Vibonati. Per il sindaco Francesco Bianco non mancherebbero i disagi sia per gli studenti che per gli insegnanti, perché l’istituto dipende da quello della Santa Croce di Sapri. Anche Franco Brusco riapre le scuole il 16 settembre. «La stagione estiva non è ancora conclusa – ha scritto nell’ordinanza il primo cittadino di Vibonati – seguiamo la determinazione degli altri comuni costieri».

«Già lo scorso anno abbiamo ritardato il suono della campanella. – ha spiegato il sindaco di Camerota, Mario Salvatore Scarpitta. Il primo giorno, ai miei tempi, era il primo ottobre e non sono stati registrati mai problemi. Ci si può organizzare, ad esempio senza la settimana corta. – ha aggiunto – Se dobbiamo allungare la stagione estiva questo è un primo passo. Per noi comuni di costiera è molto importante. Anzi, mi sto attivando in Regione Campania per chiedere al governatore Vincenzo De Luca di condividere l’inizio dell’anno scolastico con qualche settimana di ritardo». Della stessa idea anche il primo cittadino di Centola-Palinuro, Carmelo Stanziola, che pubblicherà l’ordinanza lunedì: «Nel rispetto del nuovo dirigente scolastico che abbiamo preferito prima condividere la decisione». Il sindaco ha anche spiegato che sono in corso gli allestimenti delle sedi scolastiche provvisorie.

L’attuale edificio sarà demolito e ricostruito e gli studenti per un po’ faranno lezione in altre sedi comunali. Di ieri anche la decisione del Comune di Vallo della Lucania, che insieme a Sapri è quello interessato da più istituti superiori. Il motivo è quello di tutelare il benessere e la salute degli studenti considerando che il quadro meteorologico fa presumere il persistere di elevate temperature che renderebbero difficoltosa la permanenza in aula.

Infine anche il sindaco del Comune di Agropoli, Adamo Coppola, ha firmato un’ordinanza per posticipare l’apertura delle scuole di ogni ordine e grado presenti sul territorio comunale al 16 settembre anziché l’11 settembre, data quest’ultima prevista da calendario regionale. «Il nostro – afferma il primo cittadino – è un paese a vocazione turistica. Siamo ancora in piena stagione estiva e al fine della tutela del benessere e della salute degli alunni, considerate le elevate temperature locali, ho ritenuto di prorogare di qualche giorno il rientro tra i banchi di scuola, che quindi avverrà lunedì 16 settembre».

@Giornale del Cilento

 

Mi sono chiesto….e chiedo alla Regione Campania

Sono i Sindaci a dover decidere di posticipare l’apertura delle scuole?

Questo è quanto ha disposto la Regione…

24/04/2019 – La Giunta regionale della Campania, su proposta dell’assessore all’Istruzione Lucia Fortini, ha approvato il calendario scolastico 2019/2020.

Le lezioni, per tutti gli ordini e i gradi d’istruzione e per i percorsi formativi, avranno inizio mercoledì 11 settembre 2019 e termineranno sabato 6 giugno 2020, per un totale previsto di 204 giorni di lezione (203 giorni di lezione nel caso in cui la festività del Santo Patrono ricada in periodo di attività didattica). Nelle scuole dell’infanzia le attività educative termineranno martedì 30 giugno 2020.

Con la delibera si prende atto delle seguenti sospensioni per le festività nazionali fissate dalla normativa statale:

tutte le domeniche;
il 1° novembre, festa di tutti i Santi;
l’8 dicembre, Immacolata Concezione;
il 25 dicembre, Natale;
il 26 dicembre, Santo Stefano;
il 1° gennaio, Capodanno;
il 6 gennaio, Epifania;
il lunedì dopo Pasqua;
il 25 aprile, anniversario della Liberazione;
il 1° maggio, festa del Lavoro;
il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica;
la festa del Santo Patrono (se ricade in periodo di attività didattica).
Vengono previste inoltre sospensioni delle attività didattiche nei giorni:

2 novembre 2019, commemorazione dei defunti;
dal 21 al 31 dicembre 2019 e dal 2 al 5 gennaio 2020, vacanze natalizie;
24 e 25 febbraio 2020, lunedì e martedì di Carnevale;
dal 9 aprile al 14 aprile 2020, vacanze pasquali;
2 maggio 2020, ponte del 1° maggio;
1° giugno 2020, ponte della festa della Repubblica.
Sono confermate le celebrazioni nei giorni:

27 gennaio, “giorno della memoria” in ricordo della Shoah
10 febbraio, “giorno del ricordo”, in commemorazione delle vittime dei massacri delle foibe;
19 marzo, “festa della legalità” istituita dalla Regione Campania nel 2012 in ricordo dell’uccisione di don Peppino Diana.
Le singole Istituzioni Scolastiche potranno deliberare di anticipare (per un massimo di giorni 3) la data di inizio delle lezioni, per motivate esigenze (vocazione turistica del territorio) e previo accordo con gli enti territoriali competenti. Le giornate di lezione derivanti da tali anticipi potranno essere recuperate nel corso dell’anno scolastico di riferimento. Inoltre, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, potranno disporre gli opportuni adattamenti del calendario scolastico d’istituto per esigenze derivanti dal Piano dell’Offerta Formativa e per esigenze connesse a specificità dell’istituzione scolastica.

“Quest’anno – spiega l’assessore all’Istruzione Lucia Fortini – per l’approvazione del calendario scolastico abbiamo voluto chiedere la partecipazione, oltre che del mondo scolastico attraverso i sindacati e l’Usr, delle famiglie attraverso le associazioni di genitori, per ascoltare anche le loro voci. Una scelta dettata dalla volontà di questa amministrazione di rendere la scuola sempre più un luogo di inclusione e dialogo”.

Se le ragioni sono dovute al clima…o stagione turistica…la#RegioneCampania non si estende dal polo sud al polo nord. Nell’ambito dell’autonomia scolastica alle singole istituzioni è data facoltà di anticipare ( massimo) tre giorni non di posticipare. Salvo il caso di #Sapri dove un’ordinanza sindacale ne rinvia l’apertura per motivi di riprese cinematografiche.
La storia è questa. Mi sono limitato ad evidenziare una incresciosa situazione verificatasi nel tanto decantato #Cilento… ripeto: a parte Sapri che nell’ordinanza, per le valide ragioni di cui al primo punto, ha rinviato l’apertura delle scuole…gli altri sindaci, a meno che non abbiano acquisito deliberazione del Consiglio di Istituto… risultano firmatari di un’ordinanza illegittima.

Con gentilezza…
Angelo RISI

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Tableau vivant a “Rocca delle arti”

La manifestazione “La Rocca delle Arti” nata nel duemilanove con l’obiettivo di far rivivere i ricordi e le tradizioni di un tempo attraverso esposizioni di lavori artigianali e gastronomia locale è giunta alla sua decima edizione. Per tre sere il centro cilentano di Roccagloriosa si popola di visitatori incuriositi non solo dalla tipicità locale ma dall’arte e dalla cultura che nel corso degli anni ha espresso significative realtà. Ieri sera, seconda serata, sono stato colpito dalla messa in scena di “Tableau vivant” della compagnia teatrale Malatheatre di Napoli.

 

Nella chiesa del Rosario mi ha rapito la musica e trasportato in un mondo fantastico, dove arte pittorica e arte teatrale si sono sovrapposte gradatamente fino a coincidere in maniera perfetta.

Tableau vivant è un’espressione francese che significa  «quadro vivente» e, in arte, descrive uno o più attori o modelli d’artista opportunamente mascherati a rappresentare una scena come in un quadro vivente. Un’antica tecnica settecentesca caduta in disuso, recuperata grazie all’intuito e alla sensibilità di Ludovica Rambelli.

Per tutta la durata della “visione”, le persone non parlano e non si muovono. L’approccio si sposa così con le forme d’arte del palcoscenico con quelli di pittura o della fotografia. 

 

Le opere rappresentate sono di Caravaggio. 

Guardando le opere di Caravaggio è difficile non pensare alla fotografia.

 

I due elementi della pittura di Caravaggio sono la luce e il buio. Il contrasto tra luce e oscurità non crea dissonanza, piuttosto i due elementi opposti si complementano, mettendo in evidenza un fatto importante: la luce diventa protagonista del messaggio del pittore. Lo sfondo non esiste più. Ci troviamo davanti a un chiaroscuro enigmatico e inquietante che sollecita l’anima. La luce non è meramente fisica, ma ha valenza allegorico-simbolica, la sua funzione è quella di evidenziare il sacro e il profano come non aveva mai fatto nessun altro pittore. La luce di Caravaggio è la luce del realismo.

Michelangelo Merisi visse la pittura con la consapevolezza di un visionario, e con la sua interpretazione della tecnica del chiaroscuro e dei suoi sapienti giochi di luce, anticipò  gli effetti speciali che oggi si creano nelle produzioni fotografiche e cinematografiche. Di vitale importanza nella produzione artistica del Caravaggio fu la musica. Ad esempio, nel Suonatore di liuto vi è uno spartito musicale che è stato identificato come un madrigale dal titolo Voi sapete ch’io v’amo composto dal musicista franco-fiammingo Jacob Arcadelt e presente nel fortunatissimo e diffusissimo libro Primo libro di madrigali, pubblicato a Venezia intorno al 1539. 

Gli attori della compagnia teatrale Malatheatre di Napoli hanno dimostrato una preparazione tecnica e una sensibilità artistica degna di nota. Ad ogni cambio di scene, il numeroso pubblico presente, ha manifestato approvazione con forti scrosci di applausi.

Una realtà quella di “Rocca delle arti” che investendo in arte, cultura e musica, riesce a far vibrare l’anima. Un prezioso contributo per la promozione del nostro territorio.

Lo spettacolo, realizzato dalla compagnia napoletana Malatheatre, ha qualcosa di magico…trasporta in un mondo antico. Una cultura da riscoprire.

Il cesto di frutta nel quadro, simboleggia la Chiesa, e Caravaggio, mettendola in bilico sulla mensola, mentre tende verso lo spettatore, allude alla volontà da parte del clero di volersi offrire all’umanità; allo stesso modo, anche i frutti non sono stati scelti casualmente, ma sono degli elementi simbolici citati nel Cantico dei Cantici.

Le foto delle opere sono state prese dalla pagina della compagnia.

 

Con la stima di sempre…


Angelo RISI

 

 

 

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Una vacanza in PUGLIA…colori e sensazioni

Dopo tanti anni ritorno in Puglia per questo itinerario: Alberobello, Castellana, Fasano e Polignano a Mare. La Puglia è una regione meridionale che forma il “tacco” dello stivale italiano. È famosa per i villaggi collinari dal caratteristico intonaco bianco, per la campagna dal sapore antico e per le centinaia di chilometri di costa mediterranea. Il capoluogo, Bari, è una vivace città portuale e universitaria, mentre Lecce è conosciuta come la “Firenze del Sud” per via della sua architettura barocca. Una regione da vivere tutto l’anno con la perfetta combinazione di natura e cultura, di tradizioni antichissime e attività innovative, dove ogni anno aumentano le presenze turistiche, soprattutto straniere e in bassa stagione. Alberobello e la Valle d’Itria sono invece la patria dei trulli, i tradizionali edifici di pietra dal caratteristico tetto conico.

La nascita dei primi trulli risale all’epoca preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos, tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i defunti. Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi durante le Crociate. La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi vicini come quello di Noci. 

Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno Mille sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti. La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.

Nella zona settentrionale di Alberobello, alle spalle della Chiesa dei Santi Medici Cosma e Damiano, il Trullo Sovrano è l’unico esempio di trullo a due pianiFu edificato nella prima metà del ‘700 per volere della famiglia del sacerdote Cataldo Perta, che lo utilizzò come propria dimora, mentre i trulli circostanti erano abitati dai suoi dipendenti. Il grande trullo fu definito “Sovrano” dallo storico Notarnicola, per evidenziarne la maestosità rispetto agli altri trulli.  Intervista…

 

 

Costruito nel XVIII secolo, il Trullo Sovrano è stato utilizzato come spezieria, cenobio e oratorio campestre. Nel 1785, infatti, ospitò le reliquie dei Santi Cosma e Damiano, portate dallo stesso Don Cataldo da Roma e, dal 1823 al 1837, vi tenne il proprio oratorio la Confraternita del Santissimo Sacramento.  Il trullo, che all’interno sfoggia arredi e oggetti autentici, nel 1923 è stato dichiarato Monumento Nazionale mentre dal 1996 è nella lista dei siti Unesco

E’ soprattutto nel tardo pomeriggio al calar del sole, che i trulli, le pietre, i luoghi tutti vengono avvolti da mille colori…una magia da vivere.

La basilica minore dei Santi Medici – Le prime attestazioni devozionali di Alberobello per i santi Cosma e Damiano si registrano nella seconda metà del Seicento. Sembra che il culto per i due santi arànargiri sia stato introdotto nella minuscola comunità dai possesori del feudo, i conti Acquaviva di Conversano, con un minuscolo quadro della Madonna di Loreto e dei due fratelli gemelli. Nell’unica e già esistente chiesetta, inserita nella boscaglia, si riscontrano dipinti su una delle pareti “imago beatae Virginis sub nomine de Loreto, cum sancto Cosma ex latere dextro et sancto Damiano ex sinistro”. La coincidenza iconografica spiega, in tal modo, l’introduzione del culto degli Acquaviva e la volontà degli abitanti di appropriarsene.

La chiesa matrice di Alberobello è dedicata ai santi Medici Cosma e Damiano , patroni dell’abitato. Il loro culto fu introdotto nel 1636 dal conte Giangirolamo II , che ne era devoto a motivo di una grazia ricevuta da sua moglie Elisabetta da Rocca Padula durante la gravidanza con la quale diede alla luce il primogenito, Cosimo. Prima dell’istituzione della parrocchia, la chiesa dipese dalla parrocchia di Noci. Il vescovo di Conversano  Gregorio Falconieri la riconobbe come santuario nel 1938, e nel 2000 papa Giovanni PaoloII  la elevò a basilica minore. 

Light Festival – Terza edizione 2019 è una kermesse che mette al centro l’arte visiva in tutte le sue forme con particolare riferimento all’uso della luce e dei colori e alla loro interazione con luoghi e monumenti patrimonio dell’Umanità. Dalla Basilica dei SS. Medici Cosma e Damiano in Alberobello. #RegionePuglia

In occasione dei 500 anni dalla morte del genio di Leonardo Da Vinci l’evento Summer Lights 2019 vuole essere un omaggio a lui e a quanto di straordinario ha fatto. La bellezza del luogo e il ricordo del grande artista si fondono per donare allo spettatore una magia inaspettata.

Le Grotte di Castellana sono considerate il complesso speleologico più importante d’Italia e d’Europa, si trovano a circa 40 chilometri da Bari, in Puglia e sono il risultato dell’azione erosiva di un antico fiume sotterraneo, che ha plasmato la roccia calcarea. Ci si perde tra gallerie naturali che si snodano in due percorsi. La cavità fu scoperta  dallo speleologo Franco Anelli che si affacciò per la prima volta nella Grave, il 23 gennaio 1938.

Quaggiù tutto è diverso. Quasi di colpo la luce si dissolve …si entra nelle viscere della terra. Dove tutto cambia…cattedrali millenarie. Il percorso non si può fotografare si può solo vivere.  Tra stalattiti e stalagmiti ci sono anche la Caverna dell’Altare, la Caverna della Cupola e il Passaggio del Presepio, dove giace una stalagmite dalle fattezze mariane, denominata Madonnina delle Grotte.  E’ possibile scegliere tra due itinerari da visitare: quello parziale o quello completo, passando dal luccicante Laghetto di Cristalli, si giunge nella Grotta Bianca, cavità luminosa e splendente.

 

Lo zoosafari di Fasano, circa 200 specie animali diverse, provenienti dai 5 continenti. Il più grande parco faunistico d’Italia con i suoi 140 ettari di estensione. Un perfetto connubio di natura. 

 Nato in Africa, Riù è arrivato in Italia via Nairobi (Kenya) quand’era ancora possibile strappare animali dal territorio di nascita e portarli in Europa negli zoo e nei circhi. Lo catturarono che era piccolissimo (età apparente: un anno) e finirono per venderlo al circo Medrano che acquistò assieme a lui anche Pedro, un altro giovane gorilla. Era il 2 dicembre del 1975 e quei due esserini costavano 850 mila lire. Sulla bolla doganale numero 750272 c’è scritto «young lowland gorillas». Da allora in poi Riù e Pedro hanno vissuto sempre assieme fino a quando, il 13 dicembre del 2008, Pedrò morì dopo una breve malattia. Ecco. Se già fino a quel momento la vita era stata dura, figurarsi da allora in poi… Riù è rimasto solo. Lui e nessun altro come lui, se non quelli che si vedono nei documentari.

L’ultimo aggiornamento della Lista rossa IUCN (International Union for the Conservation of Nature) non contiene notizie confortanti per le grandi scimmie. Il gorilla orientale (Gorilla beringei), il più grande primate vivente, è stato dichiarato gravemente minacciato (prima era, solo, in pericolo), a causa della caccia illegale. Su sei grandi scimmie ora 4 condividono lo stato di gravemente minacciate (insieme al gorilla orientale ci sono il gorilla occidentale, l’orango del Borneo e l’orango di Sumatra) le altre, scimpanzé e bonobo, rimangono in pericolo.

 

Ed eccoci a Polignano a Mare…sulla strada verso il centro storico mi colpisce questa chiesa…l’ingresso quasi a raffigurare un tempio greco.

Scopro che è intitolata ai Santi Medici Martiri Cosma e Damiano. E’ stata edificata alla fine del XIX secolo dai Rodolovich, sulle spoglie di una precedente chiesetta risalente al XVII secolo. Un culto diffuso in Puglia quello dei potenti taumaturghi Cosma e Damiano e che iniziò subito dopo la loro la morte. Durante le persecuzioni dei cristiani promosse dall’imperatore illiro-romano Diocleziano (284-305) furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia. Avrebbero quindi subito un feroce martirio, così atroce che su alcuni martirologi è scritto che essi furono martiri cinque volte.

 

L’ Arco Marchesale, conosciuto anche come Porta Grande, deve la sua creazione alle ristrutturazioni della cinta muraria effettuate intorno all’anno 1530 diventando quindi sino al 1780 unica via di accesso al borgo e crocevia di rilevanza notevole nella struttura urbanistica di Polignano. La rete difensiva creata a protezione del paese, aveva proprio nei pressi della Porta, il suo fulcro principale, mirabile esempio di come un centro medievale progettava il proprio complesso di fortificazioni. Un ponte levatoio collocato fuori dalla Porta, i cui fori che azionavano le catene sono ancora visibili sulla Porta stessa, permetteva di accedere al borgo superando un fossato in parte naturale quale era la lama. Erano presenti poi due posti di guardia, due porte di cui sono ancora visibili oggi i gradini e i cardini, e una grata in ferro di cui rimane traccia attraverso le guide in cui scorreva, che separava le due porte citate. Nelle volte a botte erano presenti tre caditoie, oggi murate, attraverso le quali veniva versato olio bollente o venivano scagliate pietre sugli assalitori. Sulla volta a botte dell’ arco Marchesale è visibile una tela rappresentante la crocifissione di Cristo risalente alla fine del cinquecento ma di cui non si conosce l’autore. L’arco Marchesale è sormontato da una chiesetta, costruita verso la metà del ‘500 e dedicata alla Madonna. In seguito all’ammodernamento settecentesco la chiesa prese il nome della Confraternita di S. Giuseppe. Oggi l’arco Marchesale divide il borgo nuovo da quello antico, offrendo al visitatore una porta aperta al cuore del centro medievale di Polignano con tutte le bellezze ancora custodite come in una fortezza mai violata.

Una Polignano a Mare tutta da scoprire…tra vicoli, colori, odori…arte, poesia.

Domenico Modugno è considerato il padre dei cantautori italiani e come autore interprete è tra i più grandi d’Europa. Nacque il 9 gennaio 1928 a Polignano a Mare (Bari), un paesino dalle case bianche a picco sul mare. Dal padre Cosimo comandante del Corpo delle Guardie Municipali a San Pietro Vernotico (BR), imparò fin da piccolo a suonare la chitarra e la fisarmonica ed ereditò una grande passione per la musica, componendo la sua prima canzone a 15 anni. Insoddisfatto della vita di paese, a 19 anni scappò di casa e andò a Torino, la città più a nord d’Italia. Oggi è ritornato nella sua Polignano…in bella vista…in una posa plastica a ricordare il suo cavallo di battaglia: “Volare”. Il 31 maggio 2009 è stata inaugurata, sul lungomare a lui dedicato, la statua di bronzo alta 3 metri circa, ideata e realizzata dallo scultore argentino contemporaneo, Hermann Mejer nato a Mendoza (Argentina). L’artista ha ideato la statua rivolta verso il mare con le braccia aperte, sicuramente influenzato dalla famosa canzone “Volare”. E’ interessante che la popolazione orgogliosa e affezionata al proprio “compaesano” ha voluto che l’abbraccio del grande Mimmo fosse rivolto per sempre al suo paese d’origine. 

 

Il signor Andrea di Polignano a Mare aveva deciso di sposarsi a sedici anni. Intanto leggendo un libro realizzò che il matrimonio sarebbe stato la tomba dell’amore. Per una serie di vicissitudini non ha mai contratto matrimonio. Oggi all’età di ottantotto anni continua a regalare sorrisi sostenendo che l’amore è far bene… è gioia. Ricorda che mentre Domenico Modugno muoveva i primi passi nel mondo della canzone italiana, lui ed altri amici si divertivano a ballare. Intervista..

A questo punto un momento di relax sotto il caldo sole di Polignano a Mare mirando verso nuovi orizzonti.

Andare in #Puglia e non gustare le #orecchiette… è come andare a New York e non vedere la statua della libertà. Le orecchiette al pomodoro e cacioricotta sono un primo piatto tipico della cucina pugliese, buono come sanno essere i piatti semplici e genuini della tradizione italiana. 

Di questa terra di Puglia…
Conserverò i colori del mare e
Il bianco delle case.
I colori della pietra di Trani che
variano dal bianco, 
al bianco sporco,
all’avorio ,
al rossastro e
per finire al grigiastro pallido.
Conserverò il profumo dei fiori che
ovunque sono messi in bella vista.
Ricorderò i muri a secco che
delimitano ogni fondo e
l’ordine e
la cura.
Ricorderò i fichidindia e
il sapore della tipicità.
Ricorderò la pulizia dei luoghi.
Ricorderò il sole,
le tranquille passeggiate,
l’avventura nelle viscere della terra e
finanche la fiducia di una zebra.
Di Voi, gente di Puglia…
Ricorderò la gentilezza e
l’accoglienza.
Ricorderò i sorrisi di Voi tutti.
Grazie #Puglia 

Con la stima di sempre.

Angelo Risi

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